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Omicidio Yara Gambirasio

Caso Yara: gip si riserva su accuse di depistaggio alla pm Ruggeri. In aula anche Massimo Bossetti

Il gip di Venezia Alberto Scaramauzza si è riservato di decidere se riaprire o archiviare il procedimento in cui la pm di Bergamo Letizia Ruggeri è accusata di frode processuale e depistaggio nell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio.
A cura di Davide Falcioni
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Yara Gambirasio
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Il giudice per le indagini preliminari di Venezia Alberto Scaramauzza si è riservato di decidere se riaprire o archiviare il procedimento in cui la pm di Bergamo Letizia Ruggeri è accusata di frode processuale e depistaggio nell'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio. L'udienza di oggi pomeriggio, durata circa quattro ore, è stata dedicata alla discussione delle parti. Il gip potrà a questo punto decidere di accogliere la richiesta di archiviazione della Procura, disporre nuove indagini oppure ordinare l’imputazione coatta.

La magistrata è finita sotto inchiesta per la decisione di spostare 54 campioni di Dna, raccolti nel corso delle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, di fatto provocandone la distruzione, da meno 80 gradi a temperatura ambiente. L’inchiesta su Ruggeri è scaturita dopo l’archiviazione disposta dallo stesso gip Scaramuzza nei confronti del presidente della Corte d’Assise e della funzionaria dell’ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, iscritte a seguito di una denuncia per frode processuale e depistaggio presentata a Venezia dai legali di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per la morte della ragazzina. Il gip ha quindi trasmesso gli atti per approfondire la posizione di Ruggeri, per la quale è stata però chiesta l’archiviazione. Oggi l’udienza davanti al gip, alla presenza delle parti e che è andata avanti per circa tre ore e mezza.

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Oggetto della disputa è la conservazione dei 54 campioni di Dna – estratti dagli abiti di Yara e contenenti la traccia mista di vittima e carnefice – spostati dal frigorifero dell'ospedale San Raffaele all'ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Un cambio di destinazione che – avendo interrotto la catena del freddo (i reperti erano conservati a 80 gradi sotto zero) – potrebbe aver compromesso il materiale biologico e la possibilità di nuovi esami. Il trasferimento sarebbe stato deciso dal pm Letizia Ruggeri senza aspettare il provvedimento della corte d'Appello di Bergamo, giudice dell'esecuzione, ignorando l'allarme dei carabinieri sul rischio di deterioramento dei campioni di materiale genetico e pregiudicando in questo modo la possibilità di un giudizio di revisione che la difesa da tempo persegue.

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