Caso Willy Branchi, indagato un pensionato. “Ha detto il falso al pm”
Goro ancora al centro delle cronache: dopo la vicenda del respingimento dei migranti, ora è la volta del ‘cold case’ sulla morte del 18enne Willy Branchi, ucciso la notte tra il 29 e 30 settembre 1988 e gettato nudo lungo l’argine del Po. Nell'ambito dell'inchiesta, riaperta due anni fa, risulta ora indagato un pensionato, 77enne e incensurato, per false informazioni. La nuova indagine –fortemente voluta dai familiari – ha portato ora il pm Giuseppe Tittaferrante a notificare un’informazione di garanzia all’anziano che avrebbe negato al magistrato circostanze precise raccontate ad altri in precedenza – come scrive il Resto del Carlino – in merito alla misteriosa morte di Willy.
La salma della vittima era stata riesumata un anno fa. Le indagini avrebbe fatto emergere l'attività di un giro di pedofili che adescavano giovanissimi in cambio di poche lire o qualche vestito nuovo. Per la stessa ipotesi di reato era stato già indagato un sacerdote, che fu parroco della comunità di Goro per 32 anni. Tuttavia ci sono ancora diversi punti oscuri da chiarire: a partire dall’esame delle unghie effettuato sul corpo del 18enne. L’obiettivo è quello di arrivare alle tracce biologiche dell’assassino di Willy. Secondo gli inquirenti, il giovane avrebbe cercato con tutte le sue forze di difendersi dalle violenze del suo (o dei suoi) carnefice, che “lo abbandonò nudo, con la testa fracassata dai colpi inferti con la bocca di una pistola da macello lungo l’argine de Po… E si difese con le unghie, “luogo” oggetto dello studio dei consulenti del pm Giuseppe Tittaferrante”, si legge sul Resto Del Carlino.
