Caso Sissy Trovato Mazza, cosa è emerso dall’esame del computer dell’agente
"Abbiamo estratto 91 gigabyte di materiale, per ora siamo in fase di acquisizione e gradualmente procederemo a scandagliare ogni singolo file. Al momento siamo già in grado dire che dal computer portatile in uso all'agente Sissy non sono sono stati sostituiti pezzi di macchina, come hard disk o viti, tuttavia è ancora presto per accertare se, come sospetta la famiglia, siano stati cancellati dati importanti per ricostruire quanto accaduto" così a Fanpage, Angelo La Marca, consulente nominato dalla famiglia Trovato Mazza per l'esame informatico del computer della poliziotta uccisa da un colpo di pistola.
Secondo chi conosceva bene l'agente Trovato Mazza, Sissy non si separava mai dal computer dove custodiva foto, documenti e materiali personali che in questi giorni potrebbero gettare luce sulla sua vita privata. Non solo, Sissy si era recentemente iscritta all'università per progredire nella carriera penitenziaria e per motivi di studio quel computer le era diventato indispensabile. Eppure, come racconta la sorella Patrizia a Fanpage.it, quando è toccato alla famiglia occuparsi degli oggetti di Sissy, mentre lei era ricoverata in ospedale in fin di vita, su quel computer le erano apparse solo poche vecchie foto dei tempi dell'Esercito. "Sissy era a Venenzia dal 2012, si era trasferita in una nuova casa, era nella polizia penitenziaria da quattro anni, aveva tanti amici, la squadra di calcio, possibile che di tutto ciò non vi fosse traccia nel portatile?".
"Se i materiali dei quali parla la famiglia sono su quel computer, magari in un'area criptata, li troveremo – dice La Marca – altrimenti lavoreremo per capire se sono stati cancellati e, se non sono stati sovrascritti, per recuperali". L'esame dovrebbe essere ultimato entro il 3 marzo, come ci spiega il perito, mentre per l'esame che parallelamente si sta svolgendo, quello del DNA sulla pistola, bisognerà attendere il 2 aprile. "È un esame complesso – spiega la dottoressa Anna Barbaro – soprattutto perché il reagente usato per rilevare impronte (che non sono state trovate, ndr) ha compromesso le tracce biologiche". Alcune piccola tracce, tuttavia, come chiarisce la dottoressa Barbaro, sono state rinvenute lungo il cane della pistola e sulla struttura dell'arma, in corrispondenza dell'impugnatura. "Non è assolutamente scontato, e lo ribadisco per correggere le notizie di stampa uscite in questi giorni – precisa Barbaro – che da queste tracce si possa estrarre un DNA".