Caso Sissy, i colleghi poliziotti pronti a incatenarsi per protesta contro l’archiviazione
In catene per Sissy davanti al Ministero della Giustizia: così i colleghi dell'agente penitenziaria ridotta in stato vegetativo da un colpo di pistola, protesteranno contro l'archiviazione che si paventa per il caso che ha sconvolto il carcere femminile della Giudecca. A darne notizia a Fanpage.it, sono Aldo di Giacomo, Segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria e Loredana Viola, presidente del ‘Comitato civico Sissy la Calabria con è con te', entrambi vicini a Salvatore Trovato Mazza e sua moglie Caterina, nella battaglia per ottenere nuove indagini sull'oscura vicenda che vede vittima la ventisettenne calabrese. La manifestazione si terrà il prossimo 25 ottobre a Roma, davanti alla sede del dicastero guidato da Alfonso Bonafede, al quale sia i genitori di Sissy, che il segretario di Giacomo si erano rivolti per avere chiarezza sull'episodio. L'agente Sissy è stata trovata in fin di vita in un lago di sangue all'interno dell'ascensore dell'ospedale civile di Venezia, dove era andata a controllare una detenuta ricoverata nell'ambito del servizio.
"Siamo sconcertati dal fatto che non siano stati effettuati accertamenti nell'immediatezza dei fatti e che il caso sia stato trattato preventivamente e senza elementi come tentativo di suicidio – dice di Giacomo, " La pistola che ha sparato, quella dell'agente Trovato Mazza, era infatti priva di impronte. Anche ammesso che fosse stata Sissy a premere il grilletto, com'è possibile che sull'arma non vi siano le sue impronte e che sulle sue mani non vi fosse polvere da sparo? E l'ogiva del proiettile che ha sparato? Che fine ha fatto? Sono troppi gli elementi oscuri e inquietanti per ritenere accettabile che si archivi il caso".
"Non solo chiediamo che vengano fatte per la prima volta indagini, dunque, chiediamo anche considerazione per la vicenda umana dell'agente Trovato Mazza" continua di Di Giacomo. "Da quando è a casa, ridotta ormai in stato vegetativo irreversibile, l'agente non ha ricevuto neanche una volta una visita o una telefonata dei rappresentati delle autorità penitenziarie o del Ministero della Giustizia. Al di là di ogni richiesta di giustizia, è così che lo Stato tratta i suoi servitori? E oltre al danno – continua di Di Giacomo – la beffa: l'agente Sissy si è vista addirittura togliere lo stipendio come se fosse un qualunque poliziotto in malattia a casa con un mal di schiena".