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Caso Shalabayeva, falsa la foto della figlia Alua sul documento per l’espulsione

Il caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov, si arricchisce di un nuovo particolare. Secondo una perizia di parte sarebbe stato falsificato il documento della bambina di sei anni che non avrebbe, senza quel certificato, potuto seguire la madre nel rimpatrio.
A cura di Susanna Picone
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Ritorna sulle cronache italiane il caso dell’espulsione della cittadina kazaka Alma Shalabayeva e della figlia di 6 anni Alua, rispettivamente moglie e figlia del politico kazako Mukhtar Ablyazov. A fornire nuovi aggiornamenti su quel caso che per settimane ha agitato la politica è il quotidiano La Repubblica secondo cui il documento di identità della piccola Alua sarebbe stato falso. Un documento di identità che sarebbe stato costruito velocemente usando una fotografia contenuta in un altro documento. Il punto centrale della questione è che Alma Shalabayeva non sarebbe potuta essere espulsa dall’Italia se non insieme alla figlia, che però non aveva con sé un documento che la identificasse. Il 31 maggio, giorno dell’espulsione delle due cittadine kazake dall’Italia, ai funzionari della Questura di Roma è stato però consegnato il certificato di ritorno intestato ad Alua, cittadina della Repubblica del Kazakistan, sul quale c’era anche una foto a colori che attestava l’identità della bambina. Un documento che quindi permetteva l’espulsione di madre e figlia. Ma quel documento sarebbe stato appunto falso: mostrava infatti delle incongruenze che avrebbero potuto sollevare dei dubbi nei funzionari della Questura.

La foto sarebbe stata manipolata, inoltre sul documento c’era scritto che la bambina era nata in Italia (ma invece è nata a Londra). Quella foto sarebbe stata presa dal passaporto centrafricano della madre sequestrato dalla polizia la notte del blitz: testimonierebbe dunque – scrive il quotidiano – quanto sia stata decisiva la “mano” italiana nella deportazione della bambina e della mamma Alma Shalabayeva. Stando alla perizia che il legale Astolfo di Amato, difensore di una delle figlie di Ablyazov, ha commissionato a un esperto di grafica, nella foto di Alua sul certificato di ritorno una parte del colore della pelle appare uniforme in modo anomalo sotto il mento. “Si nota che la zona ritoccata è esattamente quella in cui c’era il timbro del passaporto centrafricano”, spiega. Per l’avvocato si tratta di un elemento rilevante che è stato sottoposto alla procura: “Soltanto la Questura, in quei giorni, aveva a disposizione il passaporto centrafricano di Alma, su cui c’era la foto di Alua, usata poi sull’altro documento”.

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