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Caso Segre-Seymandi, chi vincerebbe in tribunale secondo la matrimonialista Bernardini de Pace

L’avvocata matrimonialista esperta di diritto di famiglia e della persona dà il suo punto di vista sul caso della coppia Segre-Seymandi: “Se questa identica sceneggiata l’avesse fatta una donna, oggi sarebbe portata a braccio da tutte le donne d’Italia”.
A cura di Antonio Palma
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Cristina Seymandi ha tutto il diritto di intentare una causa per diffamazione contro Massimo Segre ma sono certa possa perderla” ne è convinta Annamaria Bernardini de Pace, avvocata matrimonialista esperta di diritto di famiglia e della persona nonché legale di molti volti noti e vip italiani nelle loro cause di divorzio. Il caso è ovviamente quello arcinoto della coppia torinese finita al centro dell’attenzione mediatica dopo un video in cui lui annuncia la fine del loro rapporto, accusando lei di tradimenti con un discorso davanti agli amici in una festa in cui dovevano annunciare il loro matrimonio.

Negando ogni accusa dell’ormai ex, Cristina Seymandi aveva anche accennato a una possibile causa per diffamazione, visto il clamore mediatico suscitato dalla loro vicenda, raccogliendo molti pareri favorevoli e attestati di stima ma anche diversi contrari. Tra questi ultimi anche quello di Bernardini de Pace che, in una intervista a Libero, ha spiegato: “A mio avviso Massimo Segre non ha messo in campo una vendetta bensì un bisogno insuperabile di chiarezza. Nell’ambito di una festa privata ha radunato gli amici che facevano parte della vita sua e di Cristina per raccontare loro tutto ed evitare di affidarli alla narrazione di Cristina, ipotizzando che lei non sarebbe stata del tutto sincera”.

Secondo l’avvocata milanese, l’intenzione del finanziere torinese non era certo quella di diventare virale ma “ha colto semplicemente l’occasione per chiarire una vicenda della quale era stato messo al corrente”. “È vero che bastano tre persone per la causa di diffamazione, ma lui ha spiegato il motivo per cui lo ha fatto” ha aggiunto la legale, ricordando che lui in tribunale potrebbe far valere l’“exceptio veritatis”, cioè dire “Io non ti ho diffamato ma ho semplicemente detto la verità e te la dimostro. Per cui quello che ho detto non ti può diffamare dal momento che tu hai già diffamato me tradendomi apertamente”.

Ad ogni modo, anche personalmente Annamaria Bernardini de Pace si schiera a favore di Segre, che difenderebbe in Tribunale a differenza di lei, e se la prende anche con le donne che hanno difeso Seymandi.  “La maggior parte delle donne che si sono pubblicamente schierate, hanno definito il gesto di Massimo una gravissima forma di violenza ai danni di Cristina. Se questa identica sceneggiata l’avesse fatta una donna, però, oggi questa donna arriverebbe a diventare Presidente della Repubblica, portata a braccio da tutte le donne d’Italia. È così perché le donne in Italia, diversamente dai paesi europei più avanzati, proteggono le donne solo perché sono donne, non perché sono nella ragione” ha concluso Bernardini de Pace.

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