Caso Sarah Scazzi, Sabrina Misseri potrebbe uscire dal carcere grazie alla Corte Europea
Sabrina Misseri potrebbe uscire presto dal carcere (è rinchiusa nel penitenziario di Taranto): un’indiscrezione lanciata oggi da Pomeriggio 5, che ha raccolto in esclusiva alcune rilevazioni importanti sulla cugina di Sarah Scazzi, condannata all'ergastolo insieme a sua madre Cosima Serrano per l'omicidio della ragazza di Avetrana. “Dopo la condanna all'ergastolo, i legali di Sabrina e Cosima avrebbero fatto ricorso alla Corte Europea – ha detto l’inviato a Barbara D’urso – . E proprio la Corte Europea avrebbe giudicato ammissibile il ricorso, perché ci potrebbe essere qualcosa da rivedere nei tre gradi di giudizio”. E ha aggiunto: “I legali stanno aspettando anche il processo a carico di Ivano Russo per falsa testimonianza, per capire il futuro della ragazza. Inoltre da metà ottobre, Sabrina potrebbe godere di permessi premio, perché considerata una detenuta modello“.
La lettera di Michele Misseri
Oltre alla voce sull’eventuale scarcerazione di Sabrina, c’è un’altra importante novità sulla vicenda di cronaca legata all’omicidio Scazzi. Michele Misseri avrebbe scritto una lettera indirizzata proprio all’inviata di Pomeriggio5. Quanto scritto dallo zio della giovanissima uccisa ad Avtrana viene letto in diretta: “Cara Monica sto bene fisicamente, ma con la mia coscienza no. Io sono il vero colpevole e non Sabrina e Cosima. Io non smetto mai di scrivere loro. Ho visto la loro intervista dal carcere e quello che hanno detto è tutto vero, sono stato tanto male. So cosa ho fatto alla piccola Sara e non sono creduto da nessuno. Sono nelle mani di Dio, solo lui sa la verità”.
Il caso Scazzi e la condanna di Sabrina
Cosima Misseri e Sabrina Misseri, madre e figlia, sono state condannate all'ergastolo dalla Corte di Cassazione per l'omicidio di Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto del 2010. Per i giudici supremi, Sabrina, che aveva 22 anni quando uccise la cuginetta quindicenne, non meritava riduzioni di pena per le “modalità commissive del delitto”, avvenuto nel tarantino il 26 agosto 2010, e per la “fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità”, sottolinea la Suprema Corte. Sabrina, inoltre, “strumentalizzando i media” deviò le investigazioni come “astuto e freddo motore propulsivo”, dirigendole verso “piste fasulle”. Suo padre Michele è stato invece condannato definitivamente a otto anni di carcere per la soppressione del cadavere della nipote.