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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Caso Sarah Scazzi, la Cassazione: “Sabrina fredda pianificatrice, non merita attenuanti”

Le motivazioni della sentenza emessa dalla Cassazione nel processo per il delitto di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto del 2010. Per i giudici, Sabrina Misseri e Cosima Serrano, dopo il delitto, avrebbero messo in atto una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, a depistare le indagini.
A cura di Antonio Palma
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Sabrina Misseri non merita alcuno sconto di pena per le modalità con cui è stato commesso il delitto ma anche per la "fredda pianificazione d'una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell'impunità". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza definitiva emessa dalla Corte di Cassazione nel processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto del 2010. Per il delitto sono state condannate all'ergastolo la cugina della giovane,  Sabrina Misseri, e la madre di quest'ultima, Cosima Serrano.

Secondo i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte, la severa condanna per Sabrina, che non ha avuto attenuanti, è giustificata anche dal suo comportamento successivo al delitto quando ha "strumentalizzando i media" deviando le investigazioni, come "astuto e freddo motore propulsivo", verso "piste fasulle". Un comportamento che, secondo i giudici, è stato adottato dalla stessa madre Cosima che, dopo aver partecipato al delitto di Sarah, aveva messo in atto "una serie di depistaggi per conseguire l'impunità per sé e sua figlia Sabrina".

Per Cosima e Sabrina niente attenuati

Per questi motivi, elencati nelle quasi duecento pagine di motivazioni della sentenza del 21 febbraio scorso depositate oggi, per le due donne sarà carcere a vita in quanto stabiliscono la non "meritevolezza" per la concessione delle attenuanti generiche richieste invece dai legali difensori durante il dibattimento in aula. Lo sconto di pena è stato negato anche a Cosima Serrano che, come sottolineano ancora i giudici, pur essendo una adulta matura, invece di intervenire a placare "l'aspro contrasto sorto" tra Sabina e Sarah, lo avrebbe inasprito con i suoi comportamenti fino a partecipare al delitto.

"Cosima si era resa direttamente protagonista del sequestro della giovane nipote partecipando, poi, materialmente alla fase commissiva del delitto" scrivono i giudici, ricordando che Sarah venne strangolata da Sabrina e Cosima con "concorso sinergico" tra le due: l'una ponendo "in essere la specifica azione di soffocamento da dietro della vittima" e l'altra inibendole "ogni tentativo di difendersi e ogni chance di fuga". Elementi che hanno convinto i giudici a confermare la pesante condanna di secondo grado e a concedere a mamma e figlia solo una leggera riduzione dell'isolamento diurno previsto.

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