Caso Regeni, Procura di Roma ricorre in Cassazione contro sospensione del processo
La Procura di Roma ha presentato ricorso in Cassazione impugnando l'ordinanza del gup dello scorso 11 aprile di sospensione del processo sull'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e poi ucciso in Egitto nel 2016. Con questa iniziativa la procura chiede l'annullamento della decisione del gup e della Corte di Assise di Roma sull'annullamento. Il 14 ottobre scorso i giudici della Terza Corte d'Assise di Roma sono stati chiamati a decidere sull'assenza in aula dei quattro 007 egiziani accusati dell'omicidio. I magistrati avevano dichiarato la nullità del decreto che disponeva il giudizio vista l'impossibilità di far recapitare la notifica agli imputati.
La Procura invece ritiene di dover dare una diversa valutazione tecnica rispetto a quella della Corte di Assise cui il gup era vincolato. La decisione è incentrata sulla legittimità o meno del processo vista la mancata notifica agli imputati ma l'esistente certezza della conoscenza dei quattro sull'esistenza del procedimento penale a loro carico. Secondo la Procura, la decisione assunta per l'annullamento sarebbe in contrasto con quanto affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che affermano che si può procedere, anche se la parte ignora la data dell'udienza e il capo d'imputazione, quando si è in presenza di "finti inconsapevoli". Per la Procura infatti l'eco mediatico del caso è a suo modo una notifica. Ora saranno i supremi giudici a doversi esprimere sul caso.
Sono noti i volti del colonnello Husan Helmi, del 1968, il colonnello Athar Kamel Mohamed Ibrahim, anche lui del '68 e di Magdi Ibrahim Abdelaf Sharif, nato nel luglio del 1984. Ancora sconosciuto, invece, quello del generale Tariq Sabir. Sono loro gli 007 accusati dell'omicidio del ricercatore italiano. A diffondere le foto degli imputati, la legale della famiglia Regeni, Alessandra Bellerini, che tramite social aveva lanciato un appello per trovare gli indirizzi necessari all'invio della notifica. "Sappiamo chi sono e che facce hanno, sappiamo anche quanto male sono capaci di fare. Ci aiutate a cercarli? – scriveva online Bellerini -. Ci servono i loro indirizzi di residenza per poterli processare in Italia". L'appello era stato tradotto anche in arabo e in inglese per permettere ai followers stranieri di fornire informazioni utili.