Caso Regeni, l’Egitto vieta ai testimoni di presentarsi al processo. I genitori: “Ostruzionismo illegittimo”
È arrivato l'ennesimo ‘no' delle autorità egiziane alla cooperazione giudiziaria con l'Italia sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso nel 2016 in Egitto.
Nei giorni scorsi la Farnesina ha trasmesso ai pubblici ministeri di Roma una nota della Procura Generale d'Egitto in cui si sostiene che è "impossibile eseguire le richieste di assistenza giudiziaria" per far sentire quattro testimoni egiziani la cui audizione era prevista all'udienza di oggi, mercoledì 19 giugno, nell'aula bunker di Rebibbia, a Roma, in cui sono imputati quattro 007 di Il Cairo.
Tra quelli previsti c'erano il sindacalista Said Abdallah, la coordinatrice di un Centro per i diritti economici e sociali, Hoda Kamel Hussein e Rabab Ai-Mahdi, la tutor di Regeni al Cairo. Il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco ha quindi chiesto alla Corte d'Assise di poter acquisire le testimonianze dei testi raccolte nella fase delle indagini. "Siamo in presenza di testi che non hanno scelto liberamente di non essere qui. Le abbiamo tentate tutte per potare i testi qui", ha detto in aula Colaiocco.
"Nonostante tutto l'impegno profuso dalla procura e nonostante le richieste formali che sono state poste in essere dalla Farnesina, è innegabile l'ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile – hanno commentato i genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, per bocca della loro avvocata, Alessandra Ballerini – Un ostruzionismo che anche per le argomentazioni che abbiamo sentito dal pubblico ministero, è del tutto illegittimo. Quindi il problema è l'ostruzionismo egiziano".
Mostrato in aula il video dell'incontro tra Abdallah e Regeni
Inoltre, oggi in aula è stato mostrato il video dell'incontro, avvenuto il 7 gennaio del 2016, tra il sindacalista Abdallah e Giulio. Un filmato, di oltre due ore, ripreso da una telecamera nascosta che era stata posizionata dai servizi segreti sulla camicia del sindacalista.
Un dialogo, doppiato da Stefano Accorsi e Pif, in cui Abdallah chiede, in modo insistente, notizie sull'attività di Regeni, sul progetto da 10mila sterline finanziato dalla fondazione britannica Antipode e sul ruolo del ricercatore friulano. "Cosa sarebbe questa proposta – afferma il sindacalista – non capisco di cosa si tratta. L'unica cosa che capisco è che ci sono 10 mila sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera".
Regeni nel video spiega che il denaro può essere "investito in qualche progetto, qualsiasi progetto non governativo ma affidato ai privati. Voglio che il sindacato possa tirare fuori dei guadagni e io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido io sui soldi". Il video si conclude con Abdallah che chiama uno degli 007, imputato nel processo. "Ho parlato con il ragazzo, ho paura che il video potrebbe cancellarsi – afferma – ditemi cosa devo fare. Vengo da voi".