600 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
L'omicidio di Roberta Ragusa

Caso Ragusa, motivazioni della sentenza: “Logli inseguì Roberta e la uccise”

Roberta aveva intuito le intenzioni del marito e cercò di fuggire: è quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna a vent’anni di carcere per il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli. Secondo i giudici del tribunale di Firenze a determinare la condanna sarebbero state ‘la mancanza di ipotesi alternative alla fine violenta di Roberta e la testimonianza del giostraio, Loris Gozi”.
A cura di Angela Marino
600 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il tribunale di Firenze ha reso note le motivazioni della sentenza che ha condannato Antonio Logli a vent'anni di carcere per l'omicidio e la soppressione del cadavere della moglie Roberta Ragusa. A pesare sulla posizione dell'elettricista di Gello San Giuliano, pur in assenza del corpo, sarebbero stati "il suo stesso silenzio, la mancanza di serie ipotesi alternative alla fine violenta di Roberta e le testimonianze di Loris Gozi e della moglie Anita, che sono stati reputati attendibili".

Il giostraio Loris Gozi ha testimoniato di aver visto, la sera del 13 gennaio 2012, la povera Roberta mentre litigava con Antonio Logli e di aver visto quest'ultimo spingerla violentemente in auto. Movente del delitto sarebbe, secondo la sentenza, la scoperta di Roberta della relazione di Logli con la babysitter, Sara Calzolaio, oggi compagna del Logli.  "La notte dei fatti – recitano le motivazioni della sentenza – la situazione è precipitata con la scoperta da parte della Ragusa, sorpresa a sua volta dal marito, e la immediata resa dei conti culminata nel terrore e nella fuga della donna raggiunta coattivamente trattenuta e nella sua soppressione".

Quanto alla mancanza del cadavere, che per i primi mesi di indagini fece pensare a una scomparsa e all quale la difesa del Logli si è appellata invocando l'allontanamento volontario, si legge: "In qualunque modo ne abbia cagionato la morte, il mancato rinvenimento del corpo, nonostante le massicce ricerche, e a prescindere dalla circostanza tecnica che non sia stata contestata la premeditazione, indica chiaramente che l’imputato si fosse comunque già prefigurata nei dettagli l’evenienza della soppressione della moglie, significativamente e a ragione veduta temuta dalla povera Ragusa, ponendosi con un certo anticipo, il problema di disfarsi del cadavere in modo senza dubbio efficiente alla luce degli eventi".

Proprio la mancata scoperta del corpo, insieme alle modalità esecutive dell’omicidio, qualificano – secondo i giudici – "in modo negativo la personalità dell’autore e la sua capacità criminosa, la freddezza dell’ideazione la precisione nell’esecuzione e infine l’efficacia nella soppressione del corpo".

600 CONDIVISIONI
154 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views