Caso Ragusa, Logli dal carcere: “Ansia per la mia famiglia, Sara deve occuparsi di tutto”
"Da più di un mese non posso incontrare la mia famiglia, sono preoccupato. L'onere di aiutare tutti ricade su Sara". Antonio Logli, in carcere dallo scorso luglio per l'omicidio della moglie, Roberta Ragusa, racconta la condizione carceraria in emergenza sanitaria Covid19, in una lettera alla redazione Quarto Grado.
Vi scrivo questa mia in questo momento particolare e grave in cui si è venuta a trovare non soltanto la nostra amata nazione, ma tutto il mondo per dirvi che ancora più in queste delicate ore il mio pensiero va a tutta la mia famiglia che ormai da più di un mese non posso incontrare personalmente. Qui dentro la vita scorre come se nulla stia accadendo anche perché al d fuori dell’attività scolastica e dei corsi di formazione a di avviamento ci è ancora consentito, nelle indicazioni inviate dal Governo, di passeggiare all’interno del cortile e di usufruire della palestra, essendo uno spazio sempre aperto nonché l’uso della biblioteca. Presso la sartoria è stata attivata la produzione di mascherine protettive con attività che inizia alle ore sei fino alle ore 18 consentendo la produzione di un elevatissimo numero di mascherine. Personalmente sono stato assegnato presso i laboratori dove viene lavorato il tessuto per la realizzazione di lenzuola e federe che vengono poi inviate in tutti i carceri di Italia.
Naturalmente vivo questi momenti con grande preoccupazione per la mia famiglia per la quale non posso purtroppo fare niente, considerato che i miei genitori sono anziani e i miei figli sono senza madre e senza di me e l’onere di aiutare tutti è principalmente di Sara. Sono angustiato dal fatto di non stare vicino a tutti loro, devo dire, peraltro, che nonostante questa grave situazione l’umanità e la professionalità della direttrice di questo carcere consente a ognuno di noi di poter usufruire di videochiamate che consentono anche se un pur minimo contatto visivo. Una circostanza che mi rattrista molto è di vedere i miei cari piangere e, soprattutto, nonostante ormai abbia raggiunto la maggiore età, vedere proprio il pianto disperato di Alessia. L’unica persona che riesco a incontrare è l’avvocato di Martino il quale mi riferisce sia della situazione famigliare che delle vicende processuali attuali venendo regolarmente in carcere nonostante le difficoltà del momento attuale. Prego e spero che la situazione possa migliorare al più presto vi mando un caro abbraccio anche virtuale, augurandovi tutto il bene.
Antonio Logli