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L'omicidio di Roberta Ragusa

Caso Ragusa, il legale di Logli chiederà revisione del processo: ci sarebbero “elementi di novità”

Sono passati 8 anni dalla scomparsa di Roberta Ragusa. Oggi il marito della donna, Antonio Logli, sta scontando una condanna definitiva di 20 anni in carcere: il suo legale ha annunciato che chiederà la revisione del processo in quanto ci sarebbero “un paio di elementi di novità” nella vicenda. L’uomo è accusato di aver ucciso la moglie al culmine di un litigio per motivi sentimentali ed economici.
A cura di Annalisa Girardi
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L'avvocato di Antonio Logli, l'uomo che sta scontando una condanna definitiva di 20 anni per l‘omicidio della moglie Roberta Ragusa e l'occultamento del cadavere, ha annunciato che chiederà la revisione del processo. Sono passati 8 anni dalla scomparsa della donna, che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 è sparita dalla casa dove viveva con la famiglia a Gello, una frazione di San Giuliano Terme (Pisa): il suo corpo non fu mai ritrovato. Logli si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che la moglie si sarebbe allontanata da casa volontariamente.

Il Legale Enrico Di Martino, ospite alla trasmissione Quarto Grado, ha spiegato che nonostante non vi siano i presupposti per un ricorso alla corte europea per i diritti umani, ci sarebbero "un paio di elementi di novità" che ancora non possono essere svelati ma che certamente andranno "accuratamente vagliati", sulla cui base si potrebbe chiedere la revisione del processo. Il legale Di Martino, rispetto a queste novità, ha affermato di essere "stato contattato da un avvocato e da altre persone per telefono e via mail".

Dopo la scomparsa di Ragusa, Logli è stato subito iscritto al registro degli indagati dalla procura di Pisa: secondo gli inquirenti, infatti, la donna venne uccisa per motivi sentimentali ed economici, in quanto "il rapporto coniugale si era logorato per la duratura relazione extraconiugale intrattenuta da Logli" con Sara Calzolaio, una ragazza di vent'anni più giovane e vicina alla coppia in quanto baby sitter dei figli e in seguito collaboratrice nell'attività di famiglia. Ragusa sarebbe stata a conoscenza della relazione, ragion per cui Logli temeva "le conseguenze economiche" di un divorzio.

I giudici della Cassazione hanno anche rimarcato che Logli, in seguito alla scomparsa della moglie, iniziò a fornire agli inquirenti informazioni "mendaci e volutamente orientate a depistare le indagini". Le indagini, guidate dal pm Aldo Mantovani, si chiusero nel 2014. La sentenza definitiva di condanna per il marito di Roberta Ragusa è stata emessa il 10 luglio scorso dalla Corte di Cassazione.

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