Caso Ragusa, Antonio Logli scrive dal carcere: “Sono innocente, la verità verrà a galla”
"Oggi sono esattamente due anni che mi trovo ingiustamente detenuto nel carcere di Massa Carrara, dove sconto la pena per aver ucciso la madre dei miei figli che ancora dopo nove anni risulta essere scomparsa. Anche se il clima che si respira qui a Massa é buono, tutto è terribilmente difficile". A scrivere queste poche righe in esclusiva per Fanpage.it è Antonio Logli, condannato a vent'anni in carcere per l'omicidio e l'occultamento della moglie Roberta Ragusa. Proprio in questi giorni ricorre l'anniversario della sua detenzione nel carcere di Massa. "L’unica cosa che mi spinge ad andare avanti – ha concluso Logli – è il bene che nutro nei confronti della mia famiglia. Per questo non ho ancora perso la speranza. La verità, quella vera, prima o poi verrà a galla".
Roberta Ragusa, imprenditrice toscana, sparì nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello, frazione del comune di San Giuliano Terme, provincia di Pisa. Da allora non fu mai ritrovata. Le indagini puntarono fin da subito verso il marito, Antonio Logli, il quale ha sempre dichiarato la sua innocenza, parlando di un allontanamento volontario della donna. Secondo la ricostruzione, quella sera Ragusa scoprì la relazione dell'uomo con Sara Calzolaio, che era segretaria dell'autoscuola di proprietà della famiglia Logli. Ne scaturì un litigio, poi lei uscì da casa in pigiama. Logli a quel punto l'avrebbe raggiunta in un via vicina, per poi ucciderla e nascondere il corpo. La mattina dopo fu lui a denunciare la scomparsa. Alle indagini seguì un processo giudiziario durato sette anni e segnato da diversi gradi di giudizio. Alla fine la Cassazione, il 10 luglio 2019, confermò la condanna a 20 anni.
L'uomo si era anche rivolto alla Corte europea per i diritti dell'uomo che però lo scorso aprile ha respinto il suo ricorso per dimostrare la sua innocenza. A sua difesa, Logli aveva messo in evidenza che gli inquirenti della Procura e poi i giudici che si erano pronunciati in triplice concordanza sulla sua colpevolezza non avrebbero approfondito gli spunti offerti dai testimoni convinti di aver visto Roberta Ragusa dopo la notte della scomparsa della donna. Ma il Tribunale internazionale con sede a Strasburgo ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile.