Caso Perna, morto in carcere. Il pm chiede l’archiviazione. Gli avvocati : “Negati nostri diritti”
Per il caso di Federico Perna, il giovane morto nel carcere di Poggioreale in circostanze non chiare l'8 Novembre 2013, la strada è tutta in salita: c'è il pericolo che l'inchiesta, aperta dalla Procura di Napoli dopo il decesso del giovane, vada a finire nel buco nero dei casi irrisolti, nella moltitudine delle morti in carcere senza verità. Il pm Luigi Musto, infatti, ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta.
Caso Perna, gli avvocati contro la richiesta di archiviazione
Gli avvocati Camillo Autieri e Fabrizio Cannizzo non ci stanno: "Faremo opposizione – spiega – Autieri – In questa inchiesta non sono state prese in considerazione troppe cose". Per loro, è innanzi tutto il diritto alle indagini difensive. "Non siamo stati autorizzati ad espletare le indagini, che sono diritto costituzionale – continua – Il nostro diritto di difesa è stato ridotto a zero. Non ci è stata data la possibilità di effettuare le indagini, di fatto. Non ci sono state date le autorizzazioni per ascoltare i testimoni in carcere, registrazioni video, non ci è stata data copia delle cartelle cliniche; nemmeno gli oggetti personali di Perna ci sono stati dati. A nessuna richiesta è stata data risposta, ad eccezione dell'elenco dei detenuti che sono stati con Federico a Poggioreale e del nome del pm incaricato. Per me tutti tendiamo alla verità, ma abbiamo diritto anche noi ad essere messi in condizioni di effettuare le indagini: è anticostituzionale. In tutta questa vicenda manca la nostra versione". Poi c'è il nodo dei testimoni, molti di essi in carcere: "Il dubbio percosse persiste, perché noi abbiamo una corrispondenza che dice questo, ma le circostanze che vogliamo approfondire in sede di colloquio con persone che dicono che le cose sono andate in un certo modo sono subordinate alle autorizzazioni. C'è bisogno di approfondire nelle sedi opportune, dovrebbero autorizzarci a verificare l'attendibilità dei racconti che ci sono pervenuti per lettera, ma ad oggi le autorizzazioni per i colloqui con i detenuti che avevano condiviso la detenzione con Perna non ci sono arrivate". Per Autieri, la realtà non è quella che porta all'archiviazione e la morte di Perna non è una morte naturale: c'è almeno una concausa. "L'archiviazione richiesta dal pm è per insufficienza di prove – spiega – Lui ha sempre focalizzato l'attenzione sull'evento morte, che la perizia disposta dalla Procura attribuisce a un problema cardiaco. Ma la sua era una situazione gravemente compromessa dal punto di vista psicologico e patologico, non veniva curato come doveva e come dall'interno di diverse carceri veniva invece sollecitato, il suo stato non era compatibile con il regime carcerario, come è stato ampiamente dimostrato, veniva imbottito di qualsiasi cosa, in dosi fuori dal normale". Per questo, i due avvocati hanno presentato dei quesiti supplementari: "Abbiamo chiesto se Perna era compatibile con il carcere, e ci è stato risposto che non era questo oggetto dell'indagine. Poi abbiamo chiesto se non sarebbe stato il caso di approfondire in sede opportuna i problemi cardiaci del ragazzo: nemmeno questo quesito è stato preso in considerazione". Ora arriva la richiesta di archiviazione: "Noi invece chiediamo – ribatte l'avvocato – che non venga accolta la richiesta di archiviazione e che venga aperta un'ulteriore indagine sulla base di quello che diremo al giudice per le indagini preliminari, nella nostra opposizione".
Federico Perna, la madre: "Una notizia molto amara"
Una notizia che ha lasciato senza fiato la madre di Federico, Nobila Scafuro,che dopo la morte del figlio aveva deciso di pubblicare le foto del corpo di Perna: "Sono rimasta a bocca aperta. Ci sono anche delle lettere, che mi sono arrivate da un detenuto e nelle quali vengono descritti dei maltrattamenti. Ci sono dei testimoni, non si può archiviare un caso di questo genere. Ma certo non mi arrendo, io voglio ancora credere nella giustizia, voglio sapere come va a finire. Ma le foto di mio figlio le hanno viste tutti: come si fa a dire che è una morte naturale, quella? Cos'ha di naturale un corpo conciato così? Sono veramente senza parole, io ho passato questi mesi in grande ansia perché voglio giustizia per mio figlio, non posso pensare che tutto finirà nel calderone dei casi non risolti".
Perna era gravemente ammalato, ed è morto in carcere
La vicenda è quanto mai controversa. Federico Perna era molto ammalato. Era tossicodipendente Federico, e nonostante avesse epatite C, cirrosi epatica, leucopenia (carenza di difese immunitarie), un disturbo borderline di personalità e lamentasse problemi cardiaci, è stato trasferito di carcere in carcere fino a Poggioreale: tutte le istanze, tre, per riportarlo a casa sono state rigettate. E nemmeno i suoi problemi cardiaci, denunciano gli avvocati, "sono mai stati approfonditi". Fino alla morte, avvenuta l’8 Novembre 2013: secondo la perizia disposta dalla Procura di napoli si tratta di un attacco ischemico, senza segni di percosse. Ma i legali nutrono da subito diversi dubbi, su entrambi gli aspetti. Sull’aspetto della cura delle patologie e della compatibilità del ragazzo con il carcere e delle percosse. Federico lo scriveva spesso, anche nelle lettere alla madre, che voleva tornare a casa per curarsi: "Mamma, mi stanno ammazzando, portami a casa" è scritto nelle lettere, ed era diventato una specie di mantra, racconta la madre Nobila. I dubbi si fanno largo, però, anche sull’aspetto delle presunte percosse, che gli avvocati Autieri e Cannizzo non escludono. L’ombra la gettano diversi elementi: Federico Perna aveva denunciato di essere stato picchiato già quando era detenuto nel carcere di Viterbo, denunce pubblicate da Fanpage.it. E poi diverse incongruenze erano state evidenziate dai legali: i vestiti insanguinati, un braccio con una grossa ustione e una grande ecchimosi sul palmo della mano sinistra, oltre alle tante macchie sul corpo e sul viso e a una quantità di sangue dietro la testa, visibile dalle foto fatte scattare dalla madre dopo l'autopsia disposta dalla Procura. Sulla vicenda di Federico sono state presentate anche diverse interrogazioni parlamentari: quella di Salvatore Micillo, deputato del Movimento 5 Stelle, ha ottenuto che l'allora ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, disponesse una indagine interna.
Un testimone su Federico Perna: "Violenza e maltrattamenti su di lui"
Fanpage.it ha pubblicato, recentemente, stralci da un racconto epistolare di un detenuto. Una testimonianza la cui veridicità andrebbe verificata, ma che muove accuse pesanti: “Ho visto un episodio di violenza su suo figlio, e questa guardia che è l’ispettore non se ne era accorto”. Ma non è tutto. La lettera continua tra riferimenti alla vita quotidiana e alle settimane precedenti la morte di Perna, avvenuta l’8 Novembre scorso. Prima di finire al padiglione Avellino, dove avrebbe trascorso le ultime settimane, Federico – si legge – sarebbe stato al padiglione Salerno con altri quattro detenuti in cella, “e uno di loro era di colore che faceva il piantone agli altri quattro (…) ma le assicuro che Federico era autonomo e non aveva bisogno del piantone lui personalmente, perché mangiava e si lavava da solo, comunque che non stava tanto bene ci posso pure credere, infatti parecchie volte è svenuto”. E poi si legge di 20-25 accessi all’infermeria. “Puntualmente lo riportavano in cella dicendo che non aveva niente – continua la lettera – e quando lui faceva casino che gli faceva male qualcosa, gli davano i medicinali per farlo addormentare e così stavano tranquilli, infatti Federico da quando stava là giù al transito, stava sempre imbottito di medicinali e a stento a volte si reggeva in piedi”.