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Omicidio di Nada Cella

Caso Nada Cella, tutte le bugie di Soracco: perché il commercialista è accusato di false informazioni

Il commercialista Marco Soracco, nel cui studio venne uccisa Nada Cella, disse a una cliente che la segretaria era stata aggredita. Ma agli investigatori ha sempre ripetuto che aveva pensato a un malore. Secondo l’accusa, sarebbe una delle tante bugie che il professionista, insieme alla mamma, avrebbe raccontato agli agenti per coprire Annalucia Cecere.
A cura di Susanna Picone
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Giorno dopo giorno emergono nuove informazioni sul cold case di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa il 6 maggio del 1996 nello studio a Chiavari (Genova) del commercialista Marco Soracco, dove lavorava.

Nei giorni scorsi Soracco e l’anziana mamma Marisa Bacchioni hanno ricevuto l'avviso della conclusione dell’inchiesta insieme ad Annalucia Cecere. Quest’ultima è accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi mentre Soracco e sua madre devono rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. Secondo l’accusa, avrebbero mentito durante gli interrogatori.

Le dichiarazioni del commercialista Soracco e di sua madre

E su cosa avrebbero mentito? Il commercialista, quando Nada fu uccisa, disse al telefono a una cliente che la donna era stata aggredita. Diversa però la versione data agli investigatori: a loro ha sempre ripetuto che all'inizio aveva pensato a un malore o a una caduta di Nada.

Questa secondo l'accusa sarebbe una delle tante bugie che il commercialista, insieme alla madre, avrebbe raccontato agli agenti della mobile sia all'inizio delle indagini che dopo la riapertura del cold case nel 2021. Per questo motivo Soracco e Bacchioni sono accusati di false informazioni al pm e favoreggiamento.

Secondo la procura, il commercialista di Chiavari avrebbe visto Annalucia Cecere sul luogo del delitto ma l'avrebbe coperta in tutti questi anni.

Omicidio Nada Cella, cosa dicono testimoni e vicini

In questi mesi gli investigatori hanno risentito tutti i vari testimoni ricostruendo che quella mattina l’omicidio di Nada Cella avvenne poco prima delle 9. Quella mattina alcuni clienti provarono a telefonare subito dopo le 8.30 senza avere alcuna risposta.

C’è in particolare una persona, Giuseppina Vaio, che ha raccontato di avere chiamato alle 8.40 senza avere risposta. Riprovò alle 9 e una voce femminile, anziana e molto infastidita, le disse che non era lo studio che cercava. Quindi la testimone scrisse su un foglio il numero e richiamò. Rispose la stessa voce femminile, che dopo un secco no chiuse la conversazione.

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A quel punto Giuseppina Vaio uscì per prendere un caffè con un collega e solo dopo un po’ di tempo, al suo rientro, provò di nuovo a chiamare. A quel punto rispose Soracco che, stando a quanto ricostruito, disse di chiamare più tardi "perché la sua segretaria è stata appena aggredita".

C’è poi la testimonianza di Egle Sanguinetti, la donna che fece ipotizzare la presenza di Soracco nel suo studio quando fu uccisa Nada Cella. Egle è scomparsa diversi anni fa, ma il suo racconto è stato confermato da una delle figlie durante l’inchiesta chiusa nei giorni scorsi con la contestazione di omicidio a Cecere e di favoreggiamento per Soracco e per la madre. I magistrati sono convinti che il commercialista trovò l’assassina sul luogo della tragedia e l’ha coperta in quanto custode di un segreto che anche Nada aveva scoperto.

“Ho sentito il rumore d’una porta che si chiudeva e, attraverso la fessura che c’è nel mio ingresso, ho visto l’ombra d’una persona e mi ha dato la sensazione che stesse scendendo (Soracco viveva a un piano superiore, nello stesso edificio in cui aveva l’ufficio, ndr)”, questa la testimonianza della donna, secondo cui poi quella persona aveva aperto un immobile che si trovava al suo piano, dov’era appunto sistemato lo studio Soracco. L’orario non poteva essere posteriore alle 9, quando si pensa sia stata uccisa Nada.

Per la Procura quindi, le parole pronunciate nel 1996 da questa testimone fisserebbero la presenza di Marco Soracco sul luogo del delitto con l’assassina ancora sul posto.

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