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Omicidio di Nada Cella

Caso Nada Cella, testimone racconta: “Quella mattina vidi una donna con una mano insanguinata”

Un testimone ha raccontato a Chi L’Ha Visto di aver notato la presenza di una donna con una mano insanguinata la mattina dell’omicidio di Nada Cella a Chiavari.
A cura di Davide Falcioni
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A più di 25 anni dalla morte di Nada Cella, la 24enne uccisa a Chiavari nell’ormai lontano 1996, il giallo non è stato ancora risolto e l’autore del delitto è tuttora ignoto. La donna venne assassinata il 6 maggio all'interno dello studio del suo datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco: fu proprio lui a trovare il corpo intorno alle 9 del mattino, circondato da una pozza di sangue, con diverse ferite e il cranio sfondato. Nada era però ancora viva: a trasportarla d’urgenza all’ospedale fu un volontario della Croce Verde suo amico d’infanzia. La ventiquattrenne non riuscì però a sopravvivere ai colpi che le erano stati inferti. Sul luogo del delitto non vennero trovati indizi determinanti ai fini delle indagini. Tutto era in ordine, non erano presenti impronte né l’oggetto con cui la ragazza era stata ferocemente aggredita. Nello stabile nessuno aveva udito grida o rumori sospetti, né sembrava aver notato la presenza di estranei.

Il racconto di un testimone: "Vidi una donna con una mano insanguinata"

Da un quarto di secolo il mistero dell'omicidio di Nada Cella è irrisolto. Un altro tassello verso la faticosa e complessa ricerca della verità è stato però posto ieri sera da Chi L’Ha Visto, che è tornata a parlare del cold case. L’inviato della trasmissione Rai ha intervistato Rosario, un uomo che, la mattina dell’omicidio di Nada Cella, vide una donna con una mano sporca di sangue allontanarsi dalla zona in cui venne uccisa la giovane segretaria. "Ero in macchina, una Passat nera. Guardando la strada vidi una persona con una mano sporca di sangue e lo feci notare a mia madre", ha raccontato Rosario al giornalista, aggiungendo che quella donna avrebbe avuto "sui 30 anni, ed era abbastanza robusta. Aveva i capelli neri". La mano della donna sarebbe stata coperta da un asciugamano bianco, dal quale tuttavia si poteva vedere chiaramente il sangue, mentre poco più avanti il portone d’ingresso del palazzo in cui si trovava lo studio Soracco era aperto. I carabinieri alcuni giorni dopo mostrarono a Rosario e a sua madre un album fotografico in cui compariva anche il volto di Annalucia Cecere, in quel periodo indagata per il delitto. I due, però, non riconobbero la donna come quella con la mano insanguinata, e anche alla luce di ciò Cecere venne scagionata. Poco tempo dopo a Rosario i carabinieri mostrarono un video, e tra i frame lui riconobbe la donna vista la mattina dell’omicidio di Nada Cella.

La donna riconosciuta da Rosario
La donna riconosciuta da Rosario

 Sul caso Nada Cella anche il genetista che risolse l'omicidio di Yara Gambirasio

Importanti risposte potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Secondo La Stampa, infatti, potrebbe giocare un ruolo determinante il responso scientifico sul cold case della 24enne, che arriverà solo a febbraio, quando il genetista Emiliano Giardina (lo stesso che isolando ‘Ignoto 1’ riuscì a risolvere il caso Yara Gambirasio) depositerà in procura l’attesissima consulenza su venti  reperti trovati nell’ufficio di via Marsala in cui il 6 maggio 1996 fu commesso l’omicidio di Nada Cella.

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L’esperto si sta concentrando sulla ricerca di tracce di Dna sui diversi oggetti appartenuti alla giovane segretaria e su campioni di sangue che vennero isolati all’epoca. Lo scopo degli inquirenti è quello di verificare la presenza sulla scena del delitto di Annalucia Cecere, ex maestra 53enne oggi indagata per omicidio volontario dopo la riapertura del caso. Emiliano Giardina e gli specialisti dell’Ert (esperti rilievi tracce) della polizia scientifica dovranno accertare se le tracce rinvenute nel sottosella dello scooter Piaggio Free blu dell’indagata siano di Nada Cella o della stessa Cecere. Per i primi risultati, tuttavia, in questo caso occorrerà attendere addirittura la prossima primavera.

Perché Annalucia Cecere è indagata per l'omicidio di Nada Cella

I tempi dunque sono piuttosto lunghi. Ma come si è arrivati al nome di Annalucia Cecere e al sequestro del suo motorino dopo ben 25 anni? Determinante è stata una telefonata scovata nei brogliacci dell’epoca che collocava l’ex insegnante in sella a uno scooter la mattina dell’omicidio di Nada Cella. A fare la segnalazione telefonica tre mesi dopo fu una donna rimasta anonima che disse di aver visto l’ex maestra sotto lo studio dove si consumò l’omicidio: la donna sarebbe stata “sporca” e intenta a “cercava di infilare qualcosa sotto al motorino”. Le indagini stanno anche cercando di risalire all’identità della donna, rimasta ad oggi anonima ma la cui testimonianza potrebbe dare un importante contributo alla soluzione del caso.

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