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Omicidio di Nada Cella

Caso Nada Cella, la rivelazione del carabiniere: “Volevamo interrogare Cecere ma ci fermarono”

Il racconto del carabiniere fa parte ora del ricorso che la pm Gabriella Dotto sta preparando per appellarsi alla decisione della gup di Genova che nei giorni scorsi ha prosciolto Annalucia Cecere e gli altri imputati decidendo di non rinviarli a giudizio per il caso Nada Cella.
A cura di Antonio Palma
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Nelle prime indagini sull’omicidio di Nada Cella, i carabinieri avevano chiesto di poter interrogare anche Anna Lucia Cecere, la donna ora indagata per il delitto, ma sarebbero stati bloccati dai pm che a quel tempo privilegiavano un’altra pista. La clamorosa rivelazione è di un carabiniere che all’epoca dei fatti era in servizio nella Compagnia di Sestri Levante e si occupava del caso insieme ai colleghi.

Il suo racconto, come rivela Repubblica, fa parte ora del ricorso che la pm Gabriella Dotto sta preparando per appellarsi alla decisione della gup di Genova che nei giorni scorsi ha prosciolto Annalucia Cecere e gli altri imputati decidendo di non rinviarli a giudizio. Secondo la giudice per le udienze preliminari, infatti, quelli raccolti dalla Procura sono "solo sospetti" che non possono portare a un processo.

Il magistrato che sostiene l’accusa contro Cecere, però, ritiene che le motivazioni della decisione siano basate troppo sugli accertamenti investigativi compiuti all’epoca dell’omicidio di Nadia Celle, nel 1996, e che appunto sarebbero stati inficiati dall’atteggiamento dei magistrati inquirenti.

Le parole del carabiniere, secondo l’accusa, dimostrerebbero come sia impossibile oggi tenere in considerazione i risultati dell’inchiesta originaria. Il militare dell’arma infatti sostiene che i pm bloccarono ogni altro ulteriore accertamento su Cecere, ritenendo di essere vicini alla soluzione del caso che però non è mai arrivata.

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“Il magistrato ci disse di chiudere al più presto per non costituire una distrazione alle attività che in quel momento erano in una fase delicata, essendo prossima la definizione del caso” ha spiegato il carabiniere. I giudici infatti avevano accantonato la pista Cecere dopo alcuni elementi contraddittori che la scagionavano. “Ci convincemmo che la nostra notizia fosse infondata e quasi avemmo la sensazione di essere come di intralcio alle attività che portavano in altra direzione” ha spiegato il militare nella sua testimonianza.

Anche sulle sue affermazioni ora la Procura conta per poter riportare in Aula il caso Nada Cella. Per il Gup di Genova, però, le prove a carico di Cecere non possono "portare a formulare una ragionevole previsione di condanna" perché il quadro probatorio per alcuni elementi è "contraddittorio e insufficiente".

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