Caso Liliana Resinovich, parla la cugina: “La botola a casa di Claudio Sterpin? Trabocchetto meschino”
“Ci stiamo dimenticando che è morta una donna, è lei la parte lesa, non noi. Sono tre anni che va avanti così, che parla del suo dolore. Hanno tirato fuori le botole di Claudio, ma non si vergognano? Fanno quel trabocchetto a un uomo di 85 anni che si è fatto due settimane di ospedale? Le ho anche io le botole a casa mia, le vengano a vedere. Io non ho mai accusato Sebastiano, dico solo che sa molte cose che non ha mai detto, ma fare il trabocchetto a Claudio in questo momento che verrà fuori la verità mi sembra molto meschino”. A parlare, commentando la recente “rivelazione” in tv della tavernetta nascosta trovata a casa di Claudio Sterpin, è Silvia, cugina di Liliana Resinovich.
Intervenendo oggi a Storie Italiane, la cugina della donna morta a Trieste tre anni fa è tornata a parlare di Sebastiano Visintin – rispondendo ad alcune dichiarazioni del marito di Lilli – e “difendendo” in qualche modo anche Sterpin, il presunto amante della 63enne che si è ritrovato al centro di un servizio televisivo dopo la segnalazione della botola nascosta a casa sua.
La cugina di Liliana, che come gli altri familiari mai ha creduto alla tesi del suicidio, ha ribadito ancora una volta che non è sua intenzione dare delle colpe a Visintin (ricordiamo che né il marito né altre persone vicine alla donna morta tre anni fa sono indagate), ma accusa l’uomo di aver detto troppe bugie dopo la scomparsa di Lilli e che lui “non ha fatto tutto il possibile per scoprire dov’era Liliana”.
Sebastiano Visintin, da parte sua, davanti alle telecamere Rai ha detto di averne sentite migliaia di opinioni negli ultimi tre anni ma che a questo punto della storia – a gennaio è attesa la perizia dopo la seconda autopsia – ha bisogno di “cose certe”. “Io sono sereno – le parole del marito -, non so cosa è successo a Liliana, se dovesse essere confermato che è stata aggredita per me sarà un ulteriore dolore, una ulteriore pugnalata sul mio corpo. Noi siamo spettatori di una tragedia, di una storia che stiamo vivendo, purtroppo siamo spettatori”.