Caso Liliana Resinovich, oggi a Milano la nuova autopsia: “Chiarire data e causa della morte”
È cominciata questa mattina a Milano l'autopsia sul cadavere di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a dicembre del 2021 a Trieste e trovata morta 22 giorni dopo in due sacchi neri dell'immondizia nel parco di San Giovanni, a pochi chilometri dall'abitazione in cui la donna viveva insieme al marito Sebastiano Visintin.
Nelle scorse ore, dopo la riesumazione, i resti di Liliana Resinovich sono stati trasferiti a Milano: ad occuparsi della nuova perizia richiesta dalla Procura di Trieste è l’antropologa forense Cristina Cattaneo. Partecipano all'esame anche i consulenti nominati dalle parti.
Ma ci vorranno almeno quindici o venti giorni prima di avere i primi risultati. Oggi si parte con l'osservazione esterna del cadavere, poi si proseguirà con i successi prelievi. Da quello che è emerso, "il corpo non era in buone condizioni di conservazione, quindi dovremo necessariamente ritornare chissà quante volte per cercare di ottenere qualche risposta", ha spiegato Vittorio Faneschi, perito incaricato dalla famiglia di Liliana.
La speranza degli inquirenti con questo secondo esame autoptico è che dalla nuova autopsia emergano dati ed elementi chiari, anche rispetto ai segni che sarebbero stati ritrovati sul corpo della vittima
Lo ha spiegato a Fanpage.it Luciano Garofano, ex generale dei Ris dei Carabinieri e oggi consulente di Sebastiano Visintin, marito di Liliana, anche lui oggi presente a Milano: "Tanti casi ci hanno dimostrato che le seconde autopsie possono fornire dati che nel primo intervento sono sfuggiti o non sono state approfonditi. È un momento importante soprattutto in un caso come questo pieno di dubbi e perplessità".
Per Garofano il primo dubbio da risolvere riguarda l'epoca della morte di Liliana: "Tutto è indicativo del fatto che sia morta il giorno della scomparsa ma il medico legale incaricato dalla Procura ci ha detto che era morta due giorni prima del ritrovamento del cadavere. Un dato che va chiarito. Anche le lesioni che sono state notate non hanno nulla a che vedere con una aggressione oppure c'è qualcosa di diverso? Tutto sembra convergere al giorno della scomparsa, questa autopsia dovrebbe confermarci questo. È chiaro che se è un suicidio è atipico per le modalità in cui è successo, ma anche per la conservazione del corpo e per il famoso laccio non stretto. Sul cordino abbiamo ancora profilo maschile ma non sappiamo di chi sia, ed altri sugli abiti. Dobbiamo però capire se si stratta di una contaminazione dal momento che il sopralluogo quando è stato ritrovata la salma è stato abbastanza movimentato. Non possiamo escludere nulla".
Dunque, la nuova autopsia dovrebbe chiarire se Liliana si è suicidata o se c'è stato l'intervento di terzi. "Spero che faremo tutto quello che il gip ha richiesto per rispondere ai quesiti della Procura: l'epoca della morte, se ha lesività non descritte. Ora tutto è aperto ma l'ipotesi residuale per me resta quella del suicidio", ha precisato Vittorio Faneschi, perito incaricato dalla famiglia di Liliana.
Ha collaborato Chiara Daffini.