Caso Liliana Resinovich, la Procura di Trieste dispone la riesumazione del cadavere della donna
Il corpo di Liliana Resinovich verrà riesumato. Lo conferma la Procura di Trieste che in una nota informa che il pm Maddalena Chergia ha disposto “con la procedura di accertamento tecnico non ripetibile, il conferimento a un collegio di consulenti dell’incarico di riesumazione della salma, procedura indicata dalla consulente Cristina Cattaneo come opportuna”.
La riesumazione del corpo di Liliana Resinovich
La notizia della riesumazione era stata già annunciata dal generale Luciano Garofano durante una puntata di Quarto Grado a dicembre. “Sicuramente si procederà a una nuova autopsia, tutti noi sappiamo che ci sono delle contraddizioni da comprendere e sappiamo che spesso una nuova autopsia può svelare elementi che inizialmente potrebbero non essere stati chiariti" le parole del generale.
E sempre a dicembre era arrivata la notizia dei troppi errori nel ritrovamento del cadavere della donna. “Quell’accertamento non ha seguito prassi e metodologia medico legale e così si sono persi tanti elementi che potevano chiarire il caso”, era stato il giudizio negativo del perito medico legale della famiglia di origine di Liliana Resinovich, il prof. Vittorio Fineschi, alla luce del video delle operazioni effettuate dopo il ritrovamento del corpo.
Il pubblico ministero – continua la nota – “ha stabilito, per una data che si colloca alla fine del presente mese (gennaio 2024, ndr), la convocazione innanzi a sé degli esperti chiamati a svolgere tali delicate operazioni, dandone debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta e ai rispettivi difensori. Prevedibilmente al formale affidamento dell’incarico, farà seguito l’attività consulenziale prevista”.
Il caso di Liliana Resinovich
Il corpo della donna era stato trovato quasi ormai due anni, era il 5 gennaio 2022, nell'area boschiva dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni. La sessantatreenne triestina era scomparsa il 14 dicembre 2021. Il corpo era infilato in due grandi sacchi, e con la testa chiusa in due sacchetti di plastica.
A febbraio di un anno fa la Procura di Trieste, convinta dalle indagini che si tratti di un suicidio, aveva chiesto di archiviare il caso. Poi a giugno il gip Luigi Dainotti, disponendo l’iscrizione a carico di ignoti per il reato di omicidio volontario e non più il sequestro di persona, ha deciso di non chiudere il caso, indicando 25 punti da riesaminare.
Ora con la riesumazione e con un nuovo esame autoptico si potrebbe arrivare a stimare la data del decesso, attraverso il prelievo del midollo osseo e una valutazione quindi della cellularità.
Gli esperti che si occuperanno dei nuovi esami sul corpo di Liliana sono stati ora convocati per il 26 gennaio in Procura a Trieste.
Si tratta di Cristina Cattaneo, la nota anatomopatloga che si è occupata dei principali casi di cronaca nera negli ultimi anni, Stefano Tambuzzi del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Universita' degli Studi di Milano, Biagio Eugenio Leone, dell'ateneo di Milano Bicocca e l'entomologo Stefano Vanin che si e' occupato anche dell'autopsia di Giulia Ceecchettin.
Le parole del marito e del fratello di Liliana
"Per me è importante che il corpo di Liliana possa dare delle risposte, perciò non mi oppongo" alla riesumazione. "Spero che la dottoressa Cattaneo", consulente della Procura di Trieste, "possa avere delle risposte. Dopodiché io aspetto il nulla osta per cremare Liliana, questo è quello che interessa di più a me". Sono le parole di Sebastiano Visintin, marito della donna, a margine della notizia di oggi.
"È un momento doloroso, ma siccome è da mesi che ne parliamo, sono preparato – ha aggiunto il marito di Liliana – e poi il 5 gennaio saranno due anni dal ritrovamento di Liliana, che comunque è un dolore immenso".
Parole analoghe a quelle di Sergio Resinovich:"Spero si possa arrivare alla verità, anche se è una cosa dolorosa" ha detto il fratello della donna. Una richiesta in tal senso "l'avevo già avanzata" prima della richiesta di archiviazione del caso, "e sono contento che il giudice abbia accolto la nostra istanza".