Caso Davide Ferrerio, motivazioni sentenza: “Pugno violento, Passalacqua era pronto a uccidere”
Nicolò Passalacqua, il 23enne che l'11 agosto del 2022 ha brutalmente aggredito e ridotto in come irreversibile Davide Ferrerio, era pronto a uccidere. Ne è convinto il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Crotone, Elvezia Cordasco, che così motiva la decisione con la quale il 21 aprile scorso ha condannato a 20 anni e 4 mesi di reclusione per tentato omicidio il giovane di Colleferro.
"Una condotta diretta in modo inequivoco a cagionare la morte del soggetto attinto con la certezza che potesse provocare alternativamente lesioni gravissime o la morte del Ferrerio", si legge nelle motivazioni della condanna. "Se il Passalacqua avesse voluto solo intimidire il Ferrerio o tutt'al più ferirlo – spiega il giudice – non lo avrebbe colpito con un pugno al cranio e con una ginocchiata dello sterno, punti questi del corpo umano che se colpiti determinano un'elevata potenzialità di verificazione dell'evento morte".
Per il giudice i danni subiti da Davide Ferrerio sono riconducibili alla condotta posta in essere dal Passalacqua e, in particolare, "dal pugno violento dallo stesso inferto al cranio, da dietro e con una forza potenziata tanto dal movimento determinato dalla corsa in atto, quanto dalla carica determinata dallo sfogo del nervosismo. Ne consegue che, tenuto conto delle modalità nonché del risultato derivato, l'azione compiuta dal Passalacqua era senz'altro idonea a cagionare la morte del Ferrerio".
Davide Ferrerio, giovane bolognese che a Crotone si trovava in vacanza con i suoi familiari, fu vittima di uno scambio di persona: il vero obiettivo della spedizione punitiva era lo spasimante della ragazza, all’epoca ancora minorenne, della quale Passalacqua si era invaghito. La ragazza è stata condannata per concorso anomalo a due anni di messa in prova presso i servizi sociali.
Il gup non ha riconosciuto a Passalacqua le attenuanti generiche bensì l'aggravante dei futili motivi, spiegando che "si determinava a colpire il Ferrerio per un motivo senz'altro abietto, ossia denotato da spiccata riprovevolezza in quanto rappresentato dal voler difendere ‘ciò che è suo' infliggendo una punizione esemplare a colui che aveva cercato un approccio con la ragazza con la quale si stava frequentando".