Caso Davide Ferrerio, chi è il quarto indagato: il vero obiettivo del pestaggio
La famiglia di Davide Ferrerio, il ragazzo bolognese di 20 anni massacrato di botte l'11 agosto scorso a Crotone, lo chiedeva da tempo. E nei giorni scorsi la Procura del capoluogo calabrese ha iscritto il suo nome nel registro degli indagati. Si tratta di Alessandro Curto, il 31enne che quella sera di tre mesi e mezzo fa ha inviato un messaggio a Niccolò Passalacqua, 22 anni, l'autore del pestaggio che ha ridotto in fin di vita Davide: "Sono qui, ho la camicia bianca".
Curto però era ben nascosto e presto se ne andò, mentre un altro ragazzo indossava la camicia bianca, proprio Davide Ferrerio, che da quel giorno è in coma irreversibile all'ospedale Maggiore. Davide si trovava in quel luogo per puro caso, in attesa di un amico per una pizza e fu vittima di uno scambio di persona.
Ebbene, proprio la dinamica di quanto accaduto ha convinto la Procura di Crotone ad iscrivere nel fascicolo degli indagati anche il 31enne Alessandro Curto, per l‘ipotesi di reato di tentato omicidio. Fu lui, secondo il gip, a "dare origine all’aggressione di Ferrerio" attraverso quel messaggio. Con Passalacqua, l’esecutore materiale del pestaggio attualmente in carcere, sono dunque indagati anche Curto, Anna Perugino (definita dall’accusa "la mente"), e il suo compagno, Andrei Gaju.
Il vero obiettivo di Passalacqua, quella sera, era proprio Curto, ‘accusato' di averci provato con la sua giovane fidanzatina (indagata pure lei e detenuta in una struttura per minori) "al punto – così la memoria della famiglia Ferrerio nella quale si chiedeva di indagare anche il 31enne – da sospingere costei e la madre ad organizzare quella scellerata spedizione punitiva".
Un "ulteriore passo avanti verso la verità", ha commentato Alessandro, fratello di Davide, ma "il dolore straziante non ne viene alleggerito. Almeno ci sentiamo protetti e rispettati, noi e soprattutto Davide. Certi gesti ignobili devono essere repressi, considerando tutti coloro che li hanno posti in atto".
L’avvocato Gabriele Bordoni nominato dalla famiglia di Davide si è detto "molto lieto che il rapporto costruttivo di collaborazione con la Procura di Crotone abbia condotto all’iscrizione del trentunenne, quarto concorrente nel tentato omicidio. Non si tratta di volontà persecutoria, ma semplicemente di adeguata valutazione di questa tragica ed assurda vicenda nel suo complesso".