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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, nuova assoluzione per i 5 medici nel processo di appello bis

Confermata in appello bis l’assoluzione dei 5 medici del Pertini che hanno avuto in cura Stefano Cucchi. I 5 erano stati condannati in primo grado e assolti nel primo processo d’appello, poi la Cassazione aveva annullato tutto chiedendo un nuovo processo d’appello.
A cura di Antonio Palma
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I medici che hanno avuto in cura Stefano Cucchi nell'ospedale Pertini di Roma dopo l'arresto non centrano con la morte del 32enne avvenuta il 22 ottobre del 2009 dopo un ricovero di cinque giorni e ad una settimana dal suo arresto. È quanto ha deciso la terza corte d'Appello di Roma confermando anche nel processo di appello bis l'assoluzione per i cinque dottori coinvolti perché il fatto non sussiste. Sul banco degli imputato con l'accusa di concorso in omicidio colposo vi erano il primario del reparto detenuti dell’ospedale Pertini, Aldo Fierro, e i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo. Gli stessi erano stati condannati in primo grado il 5 giugno 2013 , ma assolti nel primo processo d'appello.

La Corte di cassazione però aveva annullato la sentenza di secondo grado disponendo un nuovo rinvio in Appello giudicando non sufficienti gli accertamenti e le perizie svolti durante i processo. Dopo tre ore di camera di consiglio oggi però la Corte D'appello ha assolto nuovamente i sanitari. Rigetta dunque la richiesta dell'accusa che nel corso del dibattimento aveva chiesto di ribaltare la sentenza assolutoria di tutti gli imputati e condannarli per omicidio colposo: a quattro anni di reclusione il primario, e a tre anni e mezzo ciascuno gli altri medici. Ora probabilmente seguirà un nuovo appello presso la Suprema Corte.

"Ciao Stefano, tu eri già così. Lo sei sempre stato. Noi non ce ne siamo mai accorti ma non abbiamo colpe perché in fin dei conti tu eri già così", ha scritto su Facebook dopo la sentenza la sorella di Stefano, Ilaria, pubblicando una foto del cadavere magro e livido del fratello. "Eri già morto quando stavi con noi alla tua ultima festa di compleanno – prosegue il post – eri già morto quando ti hanno visto il giorno prima del tuo arresto varcare la soglia degli uffici del comune e della provincia. Eri già morto quando ti hanno visto correre ed allenarti 4 ore prima del tuo arresto. Eri già morto quando ti hanno arrestato. Non se ne era accorto nessuno. Magari sei deperito e dimagrito dopo morto. Magari diranno così. Ma tu sei sempre stato morto. Non se ne sono accorti solo i periti Cattaneo, Iachipino e Grandi. Questa notte ho avuto un incubo. Ho sognato che mi tagliavano gambe e braccia. Ma questo è successo il 22 ottobre del 2009". A Ilaria però sono rimasti "occhi per vedere, testa per capire e cuore per amare. Mio fratello è un classico caso di malagiustizia ma non perché è stato pestato violentemente dopo il suo arresto, non perché dopo non è stato curato all'ospedale Pertini ma perché non si deve mai arrestare un morto. Mai. Stefano ti voglio tanto bene. Chiedo scusa ai miei genitori per quello che stanno passando".

Intanto prosegue su un binario parallelo  l'inchiesta bis sulla morte di  Stefano Cucchi che vede indagati cinque carabinieri. Al momento si attende l'esito della perizia medico legale che dovrà indicare la sussistenza o meno di un nesso di causalità tra le lesioni subite dal giovane a seguito del pestaggio dopo l'arresto e la sua morte. Secondo l'ipotesi  della procura di Roma, Stefano Cucchi fu pestato dai carabinieri e ci fu una strategia scientifica per ostacolare la corretta ricostruzione dei fatti.

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