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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, Lucia Uva scrive a Boldrini: “Sdegno per Salvini, intervenga”

La sorella di Giuseppe Uva si rivolge alla presidente della Camera: “Noi continueremo a batterci, finché ci sarà consentito, nelle sedi appropriate, i tribunali, affinché sulle sofferenze patite dai nostri cari e sulla loro morte non cada l’oblio, ma una Sua parola ci sarebbe di grande conforto”.
A cura di Susanna Picone
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Dopo che Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha pubblicato su Facebook una foto di uno dei carabinieri indagati per la morte di suo fratello anche Lucia Uva, sorella di Giuseppe, ha deciso di “farsi del male” e ha postato una immagine di un esponente delle forze dell’ordine coinvolto nella morte di suo fratello. Oggi Lucia, riprendendo le polemiche scatenate dalla scelta di Ilaria e dalla sua, ha scritto una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini. Ha scritto di provare “sdegno e umiliazione” per le parole del segretario della Lega Nord Matteo Salvini (che commentando la scelta di Ilaria Cucchi di pubblicare la foto del carabiniere ha detto testualmente “'Il post su Facebook? Mi fa schifo, si vergogni. Il carabiniere fa bene a querelarla”) e “di altri politici che non conosco nulla dei processi che ci riguardano, tuttavia si sono permessi di offendere noi e i nostri cari”. Alla Boldrini Lucia Uva assicura che, insieme a tutti i familiari delle vittime dello Stato, continuerà a battersi “affinché sulle sofferenze patite dai nostri cari e sulla loro morte non cada l'oblio”. “Ma una sua parola ci sarebbe di grande conforto”, ha sottolineato la sorella dell’uomo morto nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri e aver trascorso parte della notte in caserma.

“Mi rivolgo a Lei – scrive ancora Lucia Uva – in quanto circa due anni fa lei ci volle ricevere. Accompagnate dal Prof. Luigi Manconi io, Ilaria Cucchi, Patrizia Aldrovandi, Claudia Budroni, Grazia Serra, Domenica Ferrulli e altri famigliari di vittime dello stato abbiamo avuto l'occasione di parlare con Lei. Le raccontammo la nostra pena, il nostro bisogno di verità e giustizia. Oggi mi rivolgo ancora a Lei e a tutte le Deputate e Senatrici chiedendo di spogliarvi dei vostri abiti parlamentari per riconoscervi come madri, sorelle e figlie per capire il nostro strazio e la sete di giustizia che ci accomuna”. “Vorrei ricordarle, cara presidente Boldrini – così ancora la sorella di Giuseppe Uva -, che da anni noi vittime subiamo violenza psicologica da parte di militari e poliziotti coinvolti nei processi relativi alla morte dei nostri cari, senza che si alzi una voce autorevole delle istituzioni dello stato a nostra difesa. Chiedo a Lei Presidente, da donna a donna, quanto dovremo subire ancora per avere verità è giustizia?”. Poi la lettera si chiude con la speranza, appunto, di un intervento da parte della presidente: “Noi continueremo a batterci, finché ci sarà consentito, nelle sedi appropriate, i tribunali, affinché sulle sofferenze patite dai nostri cari e sulla loro morte non cada l'oblio, ma una Sua parola ci sarebbe di grande conforto”.

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