Caso Cucchi, le testimonianze dei due carabinieri: “L’hanno massacrato”
Non solo la “frattura recente a livello lombare", ma anche le testimonianze di un carabiniere. Sono i due elementi di novità che potrebbero riaprire il caso di Stefano Cucchi, il ragazzo romano deceduto nell'ottobre del 2009 nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini a una settimana dall'arresto. E’ stato il Fatto Quotidiano a riportare le parole dei militari dell’Arma, depositate nell’inchiesta bis della Procura di Roma sul caso Cucchi. I due hanno deciso di parlare dopo le assoluzioni di secondo grado, nell’ottobre 2014.
La prima testimonianza è quella di una carabiniera. Nella sua deposizione – comunque da verificare – avvenuta , davanti a Fabio Anselmo, il legale della famiglia del giovane morto, tira in ballo due figure: il comandante della stazione di Tor Vergata, luogotenente Enrico Mastronardi, (mai citato nell’inchiesta nè indagato) e il maresciallo Roberto Mandolini, che all’epoca dei fatti prestava servizio presso la stazione Appia e che risulta indagato per falsa testimonianza: “Ero in corridoio con il comandante – racconta la carabiniera –. Arrivò Mandolini, che non conoscevo, in evidente stato di agitazione e disse a Mastronardi che i carabinieri avevano massacrato di botte un ragazzo”. La donna però afferma di non sapere chi sarebbero i carabinieri in questione: “Credo quelli che avevano operato l’arresto. Disse che non si erano regolati, a livello fisico. Cercavano di scaricarlo, ma nessuno si prendeva la responsabilità di prenderselo conciato così”.
Versione confermata dal collega che con lei era in servizio a Tor Vergata: “Quel giorno si presentò con passo veloce e la faccia tesa. Gli chiesi: ‘Come stai?’. Mi disse: ‘I ragazzi hanno massacrato di botte un arrestato, è successo un casino’. Ho appreso solo dopo tramite i giornali che c’era stata la morte di Cucchi”.
I militari dell’Arma raccontano anche gli scontri interni alla caserma e verbali di arresto falsi: “Il rapporto di fiducia si è incrinato, perché lui (Mastronardi, ndr) pretendeva che io facessi dei verbali di arresto falsi: faceva comparire me rispetto all’agente operante”, dice la carabiniera, che riferisce pure di insulti ricevuti. Lo stesso fa anche il carabiniere quando racconta come i rapporti a Tor Vergata “si sono guastati quando ho cominciato a vedere atteggiamenti poco chiari. (…) Io mi sono visto messo in un verbale d’arresto quando ero a riposo”.
Contattato dal Fatto, Enrico Mastronardi ha ammesso di aver incontrato Mandolini, ma non gli avrebbe riferito nulla: “Qualora mi avesse riferito un qualsiasi reato, lo avrei trascinato direttamente dai magistrati. Questi signori possono dire quello che vogliono, ne risponderanno”.