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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, la sorella Ilaria risponde a Nistri: “Avevo bisogno di queste parole”

La sorella di Stefano Cucchi risponde alla lettera scritta dal comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri: “Mi sento per la prima volta di potermi alzare la mattina senza l’esigenza di dovere chiedere scusa a mio fratello”. Nistri ha scritto: “Non si vuole e non si può credere che i carabinieri siano ciò che emerge dalla dolorosa vicenda”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La sorella di Stefano Cucchi, il geometra romano morto dopo le botte ricevute da alcuni militari, ha risposto al comandate generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, che oggi ha pubblicato una lettera su ‘la Repubblica': "Sono le parole che ha bisogno di sentirsi dire un cittadino perbene, che porta avanti una battaglia sulle proprie spalle, nonostante il dolore che gli è stato inflitto da appartenenti allo Stato e nonostante il fatto che le istituzioni abbiano consentito che la famiglia di Stefano Cucchi affrontasse anni di processi sbagliati sapendo quali erano le vere responsabilità", lo ha detto a margine del Premio Nazionale Paolo Borsellino.

Il generale Nistri, nella sua missiva, ha affermato che i colpevoli della morte del giovane non potranno più indossare la divisa: "Non si vuole e non si può credere che i carabinieri siano ciò che emerge dalla dolorosa vicenda umana di Stefano Cucchi e dai suoi sviluppi giudiziari", recita il testo di Nistri.

"Mi sento per la prima volta di potermi alzare la mattina senza l'esigenza di dovere chiedere scusa a mio fratello – ha proseguito Ilaria Cucchi – Ora siamo in una fase diversa, in cui finalmente la giustizia sta facendo il suo corso. Siamo andati avanti continuando a credere nelle istituzioni – ha aggiunto la donna – e credo che ciò che abbiamo fatto in questi anni sia la dimostrazione che noi siamo una famiglia perbene e che merita rispetto".

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