Caso Cucchi, la rabbia di Brindisi contro il militare Tedesco: “Per l’infame nessuna pietà”
Ieri notte a Brindisi è comparso uno striscione, appeso sul cavalcavia De Gasperi, con queste parole: "Per l'infame nessuna pietà, sei la vergogna della città". Lo striscione in questione è stato poi rimosso dalla Digos. La scritta è indirizzata a Francesco Tedesco, il carabiniere imputato per omicidio preterintenzionale, che ha accusato i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro di aver pestato a sangue Stefano Cucchi, arrestato a Roma il 15 ottobre 2009. Il messaggio è firmato "Curva Sud Brindisi". La polizia sta adesso indagando per scoprire l'identità degli artefici del gesto.
Non è la prima volta che lo striscione viene affisso: era stato già esposto quando si seppe che Tedesco era indagato. Anche in quel caso il militare brindisino era stato definito ‘infame', per aver atteso ben 9 anni prima di raccontare la verità sui pestaggi di quella notte. "Non lo giustifico, ma lo comprendo", ha detto si lui Ilaria Cucchi. Solo lo scorso 8 luglio il carabiniere ha ammesso le proprie responsabilità.
A Brindisi non hanno intenzione di perdonarlo. Da quando è stato sospeso, nel febbraio 2017, il carabiniere è tornato a vivere a nella sua città natale. "Non mi interessa se sarò condannato o destituito. Ho fatto il mio dovere, ora sono rinato", ha detto Tedesco al suo avvocato Eugenio Pini dopo che il contenuto della sua denuncia-querela presentata a giugno è entrata nel processo che lo vede coinvolto. Quando a gennaio 2016, una sua foto venne condivisa dalla sorella di Stefano Cucchi sul proprio profilo Facebook. Tedesco subì insulti di ogni tipo e minacce di morte. In quel caso decise di querelare per diffamazione gli autori degli insulti.
"Ci sono persone che sentono l'esigenza di difendere l'Arma dei carabinieri ma qui nessuno ha messo sotto accusa l'Arma ma singole persone" – ha detto oggi Così Ilaria Cucchi in un'intervista a Mara Venier a Domenica In – "Però abbiamo un problema serio quando i carabinieri che vengono a testimoniare hanno paura a dire la verità, anche perché vediamo il trattamento riservato a Riccardo Caasamassima, il carabiniere che con le sue dichiarazioni ha permesso la riapertura delle indagini e il nuovo processo -ha aggiunto Ilaria Cucchi – So perfettamente che la maggioranza di chi indossa la divisa sono persone perbene che compiono il loro dovere e lo fanno per noi". E a proposito invito rivoltole dal ministro Salvini, ha ribadito che "anche se molte dichiarazioni di questi giorni sono significative io credo che la mia famiglia per prima cosa meriti delle scuse perché oggi sappiamo verità e noi in questi anni siamo stati lasciati soli: noi non abbiamo mai mollato, Stefano era ultimo ed è morto da ultimo ma i diritti non sono mai sacrificabili".