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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, il legale della famiglia di Stefano: “Temiamo che continuino i depistaggi”

L’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, è tornato a parlare del “rischio dei depistaggi, che sono iniziati nel 2009, ma sono poi continuati nel 2015 e anche nel 2018. E noi temiamo che continuino ancora” sul caso di Stefano, a meno di una settimana dal decimo anniversario della sua morte. Ilaria Cucchi: “Chiedo solo rispetto per mio fratello”.
A cura di Ida Artiaco
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"Siamo attenti e preoccupati sul rischio dei depistaggi, che sono iniziati nel 2009, ma sono poi continuati nel 2015 e anche nel 2018. E noi temiamo che continuino ancora. C'è il concreto rischio che possano emergere altri recenti depistaggi. Lo dico per una serie di circostanze e per l'osservazione di quanto sta accadendo intorno a questo procedimento". Lo ha detto Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, al termine del forum Ansa. "Parlo di depistaggi – ha sottolineato l'avvocato – che possono deviare il normale corso della giustizia". Le sue dichiarazioni arrivano a meno di una settimana dal decimo anniversario della morte ragioniere romano, verificatasi il 22 ottobre 2009, e a circa un mese dalla sentenza del doppio processo che ne è seguito.

Il 14 novembre si definiranno, infatti, le due vicende processuali relative alla morte di Stefano Cucchi. Da un lato, di fronte alla Corte d'Assise nell'aula bunker di Rebibbia si chiuderà il primo grado del processo a cinque carabinieri, due dei quali accusati di omicidio preterintenzionale, e per i quali il pm Giovanni Musarò ha chiesto 18 anni di reclusione, per il pestaggio avvenuto in caserma dopo l'arresto del ragazzo per spaccio di droga. Dall'altro lato, ci sarà la sentenza d'appello, la terza, dopo i due rinvii della Cassazione, per cinque medici del Reparto detenuti dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma accusati di omicidio colposo.

Nel corso del Forum è intervenuta anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, da anni impegnata nella battaglia per far avere giustizia a suo fratello. "Cosa devo chiedere oggi ai carabinieri imputati? Niente. Solo rispetto per Stefano – ha detto – e per tutti i loro colleghi onesti che ogni giorno svolgono un lavoro onesto e non devono essere accostati a persone del genere".E poi ancora, sui depistaggi: "I depistaggi che tanto sono costati alla nostra famiglia – ha proseguito – sono iniziati subito dopo che con il primo comunicato Gonnella e Manconi diedero la notizia della sua morte. Di indifferenza muoiono gli ultimi, per dare voce e speranza a chi non ha strumenti per fare le battaglie che servono. Per dare voce agli ultimi ecco come vorrei che mio fratello fosse ricordato".

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