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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, il gip conferma il perito che la sorella di Stefano non voleva

E’ stata rigettata la richiesta della famiglia del ragazzo morto a Roma nel 2009 dopo essere stato fermato dai carabinieri per droga. Ora il perito di parte ha deciso di rinunciare all’incarico, proprio per i cattivi rapporti con il professor Francesco Introna (il perito confermato dal gip). Ilaria: “Adesso ho paura”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Ho paura perché so solo che mio fratello è stato picchiato e poi è morto, mentre nel precedente processo si continuava a parlare di caduta dalle scale. So quanto è importante il ruolo dei periti in questo processo e proprio per questo adesso ho paura". Sono le parole di Ilaria Cucchi che ha così commentato la decisione del gip di rigettare la richiesta di sostituzione del capo del team di periti per l'incidente probatorio sul caso della morte del fratello Stefano, deceduto in circostanze ancora da chiarire a Roma nel 2009 dopo una settimana dall'arresto per droga. La famiglia Cucchi aveva chiesto che, nell'inchiesta bis, fosse sostituito Francesco Introna, medico legale dell'Università di Bari, ritenuto non imparziale. Ed ora il perito di parte della famiglia Cucchi, il professor Vittorio Fineschi, ha deciso di rinunciare all'incarico affidatogli da Ilaria. Alla base della scelta, ci sarebbero proprio i cattivi rapporti con Introna, capo del team, e quindi la famiglia al momento si trova senza perito di parte. La famiglia Cucchi si è riservata comunque di decidere se nominare un altro perito entro il 25 febbraio.  “Al momento non abbiamo un consulente di parte. Il giudice ha ritenuto di rigettare le nostre richieste di ricusazione e ha nominato i periti. La situazione è estremamente delicata e non vogliamo aggiungere altro". Queste le parole dell'avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile per la famiglia del geometra romano morto nell’ottobre del 2009.

Nella nuova inchiesta sul Caso Cucchi sono indagati cinque carabinieri: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco (tutti per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità), Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza e, il solo Nicolardi anche di false informazioni al pm). Secondo la procura di Roma Stefano sarebbe stato picchiato dai carabinieri che poi organizzarono una strategia scientifica per ostacolare la ricostruzione dei fatti. Per gli inquirenti il pestaggio arrivò "in un arco temporale certamente successivo alla perquisizione domiciliare eseguita presso l'abitazione dei genitori (quando Stefano stava ancora bene, come riferito dai genitori) e precedente al momento in cui l'arrestato fu tradotto presso il comando stazione carabinieri di Roma Tor Sapienza". Quanto al motivo che avrebbe portato i carabinieri a picchiare il ragazzo, la procura scrive che "il pestaggio fu originato da una condotta di resistenza posta in essere dall'arrestato al momento del fotosegnalamento presso i locali della compagnia carabinieri Roma Casilina, subito dopo la perquisizione domiciliare".

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