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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, il carabiniere che ha denunciato i colleghi: “Mi trasferiscono per punizione”

A Riccardo Casamasima, carabiniere pugliese che con la sua testimonianza ha fatto riaprire l’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, è stato imposto il trasferimento e il demansionamento. In un video il militare spiega: “E’ inammissibile  che un’istituzione come l’arma dei carabinieri quando denunci qualcosa devi trovarti a subire trasferimenti, punizioni e vessazioni”.
A cura di Davide Falcioni
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Riccardo Casamassima, l'appuntato dei carabinieri di Andria (Puglia) che con la sua testimonianza ha fatto riaprire l'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre del 2009 mentre era in custodia cautelare nel carcere romano di Regina Coeli, ha denunciato ieri le ritorsioni che a suo dire starebbe subendo per aver testimoniato contro alcuni suoi colleghi. Le testimonianze di Casamassima hanno portato all'incriminazione di cinque uomini dell'Arma e alla riapertura di un caso  tra i più inquietanti degli ultimi anni: quello del presunto omicidio di un detenuto, massacrato di botte da uomini dello stato che avrebbero, invece, dovuto tutelare la sua sicurezza.

Ebbene, l'appuntato Riccardo Casamassima nella serata di ieri si è fatto immortalare in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. Il militare indossa la divisa ("perché ci tengo") e spiega: "Avevo manifestato la mia paura ad andare a testimoniare. Mi avevano detto di stare attento perché dal comando generale c’erano troppe pressioni. Eccole, le pressioni: un altro trasferimento. L’ultima cosa che mi sarei immaginato". Nel video Casamassima afferma: "Le mie paure si sono concretizzate: mi è stato notificato un trasferimento presso la scuola. Io sarò allontanato da casa, sarò demansionato e andrò a lavorare a scuola dopo essere stato per vent'anni per la strada". Il militare fa poi appello "alle alte cariche dello stato, perché dicano se è giusto che una persona onesta debba subire questo trattamento". Casamassima ha quindi annunciato che questa mattina avrebbe tentato di parlare con il nuovo comandante generale dell’Arma, Nistri, prima di recarsi di nuovo in procura. "Ci sono altri carabinieri che devono essere ascoltati nel processo Cucchi", perciò, ha fatto notare, "una qualsiasi azione fatta contro di me va a compromettere il processo". Il militare ha quindi fatto appello al Presidente del Consiglio e ai ministri Salvini e Di Maio affinché intervengano: "E' inammissibile  che un'istituzione come l'arma dei carabinieri quando denunci qualcosa devi trovarti a subire trasferimenti, punizioni e vessazioni".

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