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Caso Bibbiano, news sull'inchiesta Angeli e Demoni

Caso Bibbiano, spunta finto affido per intascare soldi e promesse di affidi permanenti

Nuovi particolari emergono dalle carte dell’inchiesta Angeli e Demoni condotta dalla Procura di Reggio Emilia sul cosiddetto caso Bibbiano: un affido presente solo sulla carta per intascare i soldi del rimborso e la promessa ad alcune coppie che l’affido sarebbe potuto diventare permanente se le relazioni dei servizi sociali continuavano a ritenere i genitori inadeguati,
A cura di Antonio Palma
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Non solo bimbi manipolati per sottrarli alle loro famiglie e affidarli alle cure di centri lautamente retribuiti, nel caso Bibbiano spuntano ora anche finti affidi presenti solo sulla carta e addirittura  promesse di rendere quelli attivi senza termine. È quanto è emerso dalle carte dell'inchiesta Angeli e Demoni, l'indagine condotta dai carabinieri di Reggio Emilia e coordinata dalla locale Procura e della Repubblica per fare luce sugli abusi che sarebbero stati perpetrati per anni dai servizi sociali della Val d'Enza. Al centro di tutto ancora una volta ci sarebbe proprio la dirigente del servizio sociale della Val d'Enza, Federica Anghinolfi, finita già agli arresti domiciliari con l'accusa di falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni gravissime.

Secondo alcune intercettazioni telefoniche in mano agli inquirenti, infatti, la donna avrebbe prospettato ad alcune coppie affidatarie la possibilità che l'affido diventasse permanente, trasformandolo di fatto in un'adozione. Secondo quanto riporta Repubblica, parlando con alcune coppie che erano preoccupate del fatto di potersi affezionare ai bambini e di poterli perdere una volta che avrebbero fatto ritorno a casa dai genitori, Anghinolfi li avrebbe rassicurati dicendo che se le relazioni dei servizi sociali continuavano a ritenere i genitori inadeguati, i figli potevano anche non tornare mai più nelle famiglie di origine.

Sempre la Anghinolfi, come racconta il Resto del Carlino, sarebbe al centro anche di un altro caso in cui l'affidataria del minore in realtà esisteva solo sulla carta perché il ragazzino era rimasto in famiglia. Il tutto sarebbe stato messo in piedi per far percepire uno stipendio a una dipendente e rimborsi delle terapie ad alcuni centri per minori. L'affidataria infatti sarebbe stata convinta a firmare per regolarizzare il suo lavoro come cuoca proprio in un centro per minori. Il suo stipendio sarebbe stato messo agli atti come "rimborso affido" per il bambino. Il minore in realtà, anche se sotto la supervisione dei servizi sociali, è sempre rimasto a casa sua.

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