Caso Bibbiano, obbligo di dimora per il sindaco Carletti: “Indifferente alle regole”
Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti torna libero. Il tribunale della Libertà di Bologna incaricato del caso, infatti, ha deciso oggi di annullare il provvedimento cautelare degli arresti domiciliarti disposto a suo tempo dal Gip e concedere la libertà al primo cittadino di Bibbiano disponendo a suo carico solo la misura restrittiva all'obbligo di dimora nel Comune di residenza, Albinea, sempre in provincia di Reggio Emilia. Andrea Carletti era stato coinvolto nello scandalo degli affidi illeciti di minori in Val d'Enza portati alla luce dall'inchiesta "Angeli e demoni" della Procura di Reggio Emilia. Con l'accusa di abuso d'ufficio e falso ideologico, era finito agli arresti domiciliari il 27 giugno scorso ma si è sempre proclamato innocente. Tramite i suoi legali, gli avvocati Giovanni Tarquini e Vittorio Manes, aveva presentato ricorso contro gli arresti domiciliari, ora accolto dal tribunale della Libertà che ha ritenuto non più validi i motivi che avevano portato al suo arresto. Nel dettaglio per Andrea Carletti, che resta sospeso dalla carica di sindaco di Bibbiano per ordine del Prefetto dopo lo scandalo e gli arresti, ha disposto il solo obbligo di dimora.
Tribunale: "Sindaco di Bibbiano indifferente alle regole"
La permanenza nel Comune di Albinea "rappresenta una misura minore degli arresti domiciliari che tuttavia assicura la medesima finalità, cioè l'impossibilità di svolgere attività pubblica e soprattutto di mantenere legami e influire su amministratori e dipendenti di enti territoriali a lui vicini" spiegano i giudici. Secondo il Tribunale infatti, dall’interrogatorio di Andrea Carletti emerge “la volontà di proseguire la sua carica di sindaco di Bibbiano con un metodo di azione volto alla mera realizzazione di fini politici, indifferente alle regole e alla normativa sottostante”. Dunque “sussiste tuttora il pericolo di reiterazione di reati dello stesso tipo”.
I giudici hanno ricordato che in una occasione, a fine 2018, Carletti si interessò in prima persona "circa la prosecuzione del metodo fino ad allora attuato, con cui si affidavano i minori in carico al Servizio sociale" a psicoterapeuti della Onlus piemontese Hansel e Gretel. In quel caso il sindaco si mosse in prima persona per reperire un immobile che potesse essere adibito a nuova sede visto che quella precedente era stata dismessa in quanto oggetto di indagini per irregolarità amministrative. Carletti avrebbe mostrato "con estrema sicurezza di voler proseguire nella politica sociale che lo vedeva paladino dei diritti dei minori abusati, tuttavia incurante delle modalità con cui tale nobile scopo era attuato, anche a costo di eludere la normativa in materia e di finalizzare l'impiego di denaro pubblico al suo progetto".
Pur confermando che al momento non ci sono stati comportamenti concreti volti all'inquinamento delle prove, il tribunale inoltre ha ricordato che la sospensione dalla carica di sindaco non ha determinato "una cesura dei suoi rapporti con l'ambiente di appartenenza", e questo comporta "una possibile influenza di Andrea Carletti su persone a lui vicine nell'ambito politico-amministrativo, con possibili ripercussioni negative sulle indagini". Ecco quindi l'obbligo di dimora che "appare misura adeguata e sufficiente a recidere per il momento il rapporto "
Respinta nuova richiesta di arresto per Carletti
Il primo cittadino di Bibbiano dunque potrà attendere il processo a suoi carico da uomo libero o quasi visto che appena ieri lo stesso tribunale della Libertà di Bologna aveva respinto anche il ricorso della Procura di Reggio Emilia, che aveva chiesto un nuovo provvedimento di arresti domiciliari a suo carico con l’accusa di abuso di ufficio nell’ambito di un altro filone dell’inchiesta sui presunti affidi illeciti “Angeli e demoni”, misura che era stata già respinta dal Gip.
Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti non è accusato di aver partecipato ai presunti abusi su minori contestati a psicologi e psicoterapeuti indagati nella stessa inchiesta sugli affidi illeciti in Val d'Enza ma per alcuni suoi provvedimenti in merito ad autorizzazioni e incarichi rilasciati a enti o professionisti nell'ambito dell'attività dei servizi sociali e ritenuti illeciti dai Pm. Il primo cittadino dal suo canto si è sempre proclamato innocente sostenendo che era tutto regolare e che lui non aveva la possibilità di verificare l'operato dei professionisti che sulla carta avevano tutti i titoli richiesti.