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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Caso Alice Scagni, i giudici: “Delitto imprevedibile, ma famiglia ha esitato a chiedere aiuto per Alberto”

Le motivazioni della sentenza che ha condannato Alberto Scagni a 24 anni 6 mesi di carcere. Per il giudice ha ucciso la sorella per “recuperare la stima di sé” e insieme “per punire i genitori”, ma “i famigliari hanno esitato per 10 anni a chiedere aiuto”.
A cura di Biagio Chiariello
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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Quello di Alice Scagni è stato un delitto atroce ma imprevedibile. Anzi, non poteva essere immaginabile per nessuno almeno fino a poche ore dal delitto. Lo scrive la Corte di assise di Genova che ha condannato il fratello della vittima, Alberto Scagni, a 24 anni 6 mesi di carcere per aver massacrato a coltellate la sorella a Genova.

Le motivazioni della sentenza sono racchiuse in un documento di 130 pagine firmato dal presidente della corte d'assise Massimo Cusatti che scrive: "Sarebbe stato ben arduo pronosticare per chiunque, prima delle 13 del 1 maggio 2022, che Alberto fosse in grado di pianificare concretamente e portare a esecuzione un omicidio tanto atroce quale quello consumato in danno della sorella", scrive il presidente della Corte d’assise di Genova Massimo Cusatti.

Il riferimento è alla telefonata allarmata fatta dal genitore dei due ragazzi, Graziano Scagni, alla questura di Genova dopo che il figlio lo aveva chiamato minacciando anche la stessa Alice se non gli avesse dato del denaro, minacce telefoniche avvenute appunto circa sette ore prima di commettere il delitto.

Per il giudice poi “nell’ultimo decennio, i familiari si sono vicendevolmente attribuiti la responsabilità di investire le Autorità di polizia delle malefatte volta a volta attribuibili al congiunto senza mai vincere, però, la comprensibile resistenza dovuta all’enorme difficoltà di prendere finalmente atto della di lui instabilità psichica”.

Il delitto per la corte d'assise sarebbe il gesto estremo di un individuo affetto da narcisismo che quel giorno, dopo il rifiuto dei genitori a dargli soldi ha voluto reagire compiendo "un'azione "grandiosa" che valesse a recuperare la stima di sé che stava perdendo e che, nel contempo, "punisse" i genitori per non essersi piegati al suo volere".

In ogni caso secondo la Corte la famiglia di Alberto Scagni si sarebbe mossa troppo tardi: la “certezza in seno alla famiglia (che Scagni avesse una qualche patologia psichica, ndr) è maturata assai di recente rispetto al delitto. In quanto nessuno che non fosse munito delle necessarie competenze tecniche avrebbe potuto scovare il disagio psichico ben occultato dietro la sicumera, l’arroganza e gli atteggiamenti provocatori medianti i quali l’imputato ha dissimulato per anni il proprio grave disturbo di personalità”.

Per la Corte “se questo era l’atteggiamento dei prossimi congiunti, che pure lo conoscevano approfonditamente, rispetto al problema costituito da Alberto Scagni, deve allora prendersi atto che nessuno avrebbe potuto prevedere, prima dell’ora di pranzo del 1° maggio 2022 che egli si sarebbe determinato a quello sbocco di violenza letale senza precedenti di sorta… Pare quindi un dato obiettivo, in altri termini, che quello per cui si procede è stato un omicidio non preceduto – nei mesi, nelle settimane e nei giorni precedenti – da segni premonitori di sorta”.

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