Caso Alice Neri, parla il ‘terzo uomo’: “Basta illazioni su di me, la mia estraneità è accertata”
"Nonostante le indagini abbiano accertato la mia estraneità all'omicidio di Alice Neri, continuano ad essere diffuse accuse più o meno manifeste di una mia pretesa responsabilità nel suo femminicidio”. A parlare per la prima volta, in una dichiarazione all'Ansa attraverso il suo avvocato, Rita Nanetti, è un collega della 32enne trovata morta il 18 novembre, all'interno della sua auto a Fossa di Concordia.
Il cosiddetto ‘terzo uomo' non è mai stato indagato e il Gip di Modena, nell'opporsi ad una richiesta di accertamenti tecnici su di lui, aveva spiegato che le indagini consentivano di escludere senza dubbi la sua presenza nella zona del delitto. Per l'omicidio di Alice Neri è stat fissata la prima udienza in Corte di assise a Modena il prossimo 7 febbraio 2024, imputato il tunisino Mohamed Gaaloul, fermato in Francia dove per Procura e carabinieri era fuggito. Inizialmente sono stati indagati anche il marito di Alice, Nicholas Negrini, e un altro collega, che aveva passato la serata con la vittima, e poi archiviati.
"È un anno che sono destinatario di quelle che, a mio avviso, si possono definire infondate illazioni diffamatorie, in quanto mi si vorrebbe accusare della tragica morte di Alice Neri. Ancora oggi, nonostante le indagini abbiano accertato la mia estraneità all'omicidio di Alice, per cui a breve si aprirà il processo a carico di Mohamed Gaaloul, continuano ad essere diffuse informazioni sulla mia provenienza, sulla composizione della mia famiglia e sulle mie scelte lavorative, su dettagli anche intimi del mio rapporto con Alice, con accuse più o meno manifeste di una mia pretesa responsabilità nel suo femminicidio", sono le parole dell'uomo.
"Nei miei confronti – spiega ora chiedendo di mantenere la privacy – viene utilizzato l'appellativo di ‘terzo uomo' ma, date le informazioni diffuse, è nota la mia riconoscibilità quantomeno nel contesto locale. Fin dall'inizio sono stato sentito dagli inquirenti come persona informata sui fatti e ho prestato totale collaborazione alle indagini, dal prelievo del Dna alla messa a disposizione del mio cellulare".
E conclude, lasciando intendere di aver presentato querele: "Voglio e devo dire basta a tutto questo, anche a tutela mia famiglia. Ho deciso di rivolgermi ad un legale per tutelare la mia persona. Ora sarà l'Autorità giudiziaria ad esprimersi in merito".