Caserma Levante, il carabiniere Montella accusa: “Sono responsabile, ma anche i superiori sapevano”
"Allora, io ammetto tutto. Ne ho fatte di cavolate, però se mi devo prendere le colpe degli altri no! Dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante, non potevi non sapere perché ci si stava dalla mattina alla sera insieme". A parlare, secondo quanto emerge dai verbali pubblicati da Repubblica, è Giuseppe Montella, il carabiniere 37enne di Pomigliano d’Arco ritenuto il capo della banda in divisa della caserma Levante di Piacenza. Montella è accusato di avere trasformato l'intera caserma in un covo di spaccio e di torture. "Tutti lo sapevano – è quanto ha detto Montella durante l'interrogatorio – nel senso che non c'è nessuno che non lo sa a partire dall'ultimo fino al comandante, dalla testa ai piedi, tutti sapevamo che ogni tanto davamo una canna, qualcosa. Sapevano che quando si facevano arresti grossi si diceva, ‘teniamo due grammi, tre grammi da dare'".
Carabinieri Piacenza, attese nuove dichiarazioni di Montella
All’udienza di domani con rito abbreviato sono attese nuove dichiarazioni di Montella. Nei verbali degli interrogatori fatti dai pm Matteo Centini e Antonio Colonna lo scorso agosto e poi dal procuratore Grazia Pradella si raccontano anni di abusi, violenze, pestaggi, spaccio di droga, e altri reati che si sono consumati nella caserma di Piacenza. Il 5 agosto 2020 Giuseppe Montella viene interrogato dai pm Centini e Colonna: in quei verbali finora inediti il militare dice di voler collaborare, ammette alcuni fatti e responsabilità, ne ridimensiona altri e nega le accuse più gravi. Ma nel momento in cui i magistrati gli fanno capire di avere in mano varie testimonianze e riscontri lui decide di vuotare il sacco spiegando il suo atteggiamento: "Vi chiedo scusa, se ho omesso qualcosa che adesso vi dirò è per questo senso di fratellanza con i miei colleghi, perché tutto quello che si faceva la dentro tutti lo si sapeva. Cioè nella mia mente preferivo prendermi io le colpe per non scaricare i miei colleghi, però a questo punto penso che voi sapete tutto”, ha raccontato.
I verbali degli interrogatori
Montella racconta di botte, schiaffi, alla Levante ma respinge l'accusa di pestaggi sistematici. Nell'interrogatorio del 2 ottobre 2020, racconta Repubblica, ricostruisce alcuni episodi accaduti alla presenza dei colleghi. "El Mehdi (un informatore) ci diede notizia che un ragazzo che frequenta le scuole a Piacenza spacciava comunque nei pressi della scuola e portava sempre con se lo stupefacente di tipo hashish. Si danno appuntamento al Mc Donald's, nei pressi della stazione, questo ragazzo era in compagnia di un altro … di un altro ragazzo di cui ora non ricordo il nome. Li abbiamo presi dentro e gli abbiamo detto di uscire da locale perché li volevamo portare in caserma per perquisirli perché pensavamo che avevano stupefacente. Eravamo io Cappellano e Falanga. Uno ha negato di avere droga e ha preso un paio di schiaffi da Cappellano. Ha preso solo due schiaffi, io poi ero in ufficio con l'altro, se ne ha presi 3 o 4 da Salvo o Falanga, non glielo posso garantire”. Secondo quanto accertato dall'inchiesta, i due furono spogliati. In quell'occasione sarebbero spariti dei soldi sequestrati ai due ragazzi, ma il carabiniere nega l’addebito. Un altro episodio riguarda un informatore, picchiato per convincerlo a continuare a fare la spia.