Caserma Levante Piacenza, condannati tutti i carabinieri: 12 anni a Montella
Sono stati tutti condannati i carabinieri coinvolti nello scandalo della Caserma Levante a Piacenza. Giuseppe Montella, considerato il leader, è stato condannato a 12 anni mentre gli altri componenti del gruppo hanno avuto pene meno severe: otto anni all'appuntato Salvatore Cappellano, sei all'appuntato Giacomo Falanga, tre anni e quattro mesi al carabiniere Daniele Spagnolo e quattro all'ex comandante di stazione Marco Orlando. La sentenza è giunta questo pomeriggio al termine del processo con rito abbreviato, davanti al gup Fiammetta Modica.
Giuseppe Montella ha ricevuto la pena più alta: per lui l'accusa aveva chiesto una condanna a 16 anni, un mese e 10 giorni. Davanti al giudice ha ammesso le sue responsabilità e ha raccontato di aver partecipato alla maggior parte dei circa 60 episodi contenuti nel capo di imputazione ma ha sempre sostenuto di non aver agito da solo. I fatti sono avvenuti tra ottobre 2018 e giugno 2020: i cinque carabinieri della caserma Levante di Piacenza sono stati arrestati nel luglio 2020 con le accuse di torture, violenze e traffici di droga, oltre che estorsioni e rapine. Un sesto carabiniere ha scelto di proseguire il processo con il rito immediato, mentre un’altra decina di persone, spacciatori e complici dei carabinieri, hanno optato per il patteggiamento.
Accecati dall'arroganza di chi si crede al di sopra delle regole
Il giudice per l’udienza preliminare, Fiammetta Modica, ha accolto in gran parte le richieste dei sostituti procuratori Matteo Centini e Antonio Colonna, che hanno condotto le indagini sotto il coordinamento del procuratore capo Grazia Pradella. In generale tutti hanno ricevuto pene inferiori alle richieste delle accuse: per Salvatore Cappellano la richiesta era di 14 anni, 5 mesi e 10 giorni, per il collega Giacomo Falanga era di 13 anni la richiesta di pena, per Marco Orlando invece 5 anni e per Daniele Spagnolo la richiesta della Procura era di 7 anni e 8 mesi. Durante le varie udienze il pm Antonio Colonna ha ricostruito spiegandolo nei dettagli "il sistema Levante", che vedeva tutti gli imputati "accecati dall'arroganza di chi si crede al di sopra delle regole", capaci di tenere in piedi un sistema parallelo fatto di menzogne, di sequestri di droga rivenduta attraverso pusher di fiducia, di arresti ‘architettati' per aumentare le statistiche, di pestaggi con modalità tali da configurare la tortura.