Casalbordino, l’esplosione nella fabbrica come tre anni fa: 3 operai morti. Procura indaga
Un'altra tragedia sul lavoro ha tolto la vita a tre persone. Dopo il caso di Brandizzo, ieri è arrivato il dramma alla Esplodenti Sabino di Casalbordino, costato la vita a tre operai: Gianluca De Santis, 40enne di Palata, il 62enne Fernando Di Nella di Lanciano e il 56enne Giulio Romano di Casalbordino. La Procura di Chieti ha ora aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, al momento contro ignoti, per fare luce sull’esplosione su quanto avvenuto nella fabbrica che smaltisce e recupera polvere da sparo da bonifiche in Abruzzo.
La Procura indaga
Intanto già nelle prossime ore, con il conferimento dell’incarico per l’esecuzione degli esami autoptici, potrebbero essere iscritti i primi nomi sul registro degli indagati. Sull'incidente è intervenuta con una nota la stessa azienda: "Resta, allo stato, inspiegabile la causa dell'innesco che ha determinato la dolorosa perdita di tre lavoratori sebbene esperti, formati e informati dei rischi connessi allo svolgimento delle loro mansioni".
L'incidente "si è verificato durante la normale fase di lavorazione di munizionamento, eseguito per conto dell'Agenzia industrie difesa, nonostante l'adozione delle cautele e applicazioni più severe previste dalla normativa sulla prevenzione degli infortuni. Per quanto di competenza, la società si farà carico di ogni esigenza dei familiari delle vittime anche attraverso le proprie compagnie di assicurazione" specifica la società.
Il precedente nella fabbrica nel 2020
Nella stessa Esplodenti Sabino tre anni fa era avvenuta una sciagura molto simile a quella di ieri. Fu ribattezza la tragedia di Natale: era infatti il 21 dicembre e gli operai stavano smaltendo diversi materiali (miscela incendiaria, povere pirica, razzi di segnalazione, ect). Lo scoppio causò il decesso di tre operai. Allora persero la vita Carlo Spinelli, 54 anni di Casalbordino (Ch); Paolo Pepe, 45 anni di Pollutri (Ch), e Nicola Colameo, 46 anni, di Guilmi (Ch). Giulio Romano scampò miracolosamente al dramma per un cambio di turno.
La fabbrica restò ferma per sette mesi, anche per la ferma posizione della procura guidata da Giampiero Di Florio sulle condizioni di sicurezza. A luglio 2021, ottenuto il dissequestro, le attività erano riprese.