Cartello tra i gestori di distributori automatici, multa da 100 milioni per le aziende
In Italia vi era un vero e proprio Cartello tra i gestori di distributori automatici per evitare la concorrenza tra di loro a danno dei consumatori. È quanto ha stabilito l’Antitrust al termine di un'indagine sul settore che ha portato a sanzionare le società che operano nella distribuzione automatica e semi-automatica di alimenti e bevande e la loro associazione di categoria (Confida) con una multa complessiva di oltre 100 milioni di euro. Secondo l'autorità per la concorrenza, i principali operatori della distribuzione automatica in Italia avevano messo in piedi un’intesa anticoncorrenziale tra loro con lo scopo di mantenere alto il livello dei prezzi e preservare quindi la redditività delle imprese di gestione.
Nel dettaglio, secondo l’Antitrust, le società sanzionate avevano concordato non solo una ripartizione precisa del mercato e della clientela, ma tenevano frequenti contatti di coordinamento in materia dei prezzi di vendita. Le aziende sanzionate inoltre si astenevano dal presentare offerte l’una ai clienti dell’altra in occasione di gare pubbliche. Il Cartello sarebbe andato avanti per almeno otto anni durante i quali "nonostante il periodo di crisi, il prezzo di vendita dei principali prodotti è aumentato in maniera più che proporzionale rispetto ai costi sottostanti". Le aziende sanzionate sono Gruppo Argenta; D.A.EM. e le sue controllate Molinari, Dist.Illy, Aromi, Dolomatic e Govi (Gruppo Buonristoro); Ge.s.a, Gruppo Illiria, IVS Italia, Liomatic, Ovdamatic, Sogeda, Sellmat, SE.RI.M., Supermatic. com-Ggz. Per l’Antitrust, l'associazione di categoria Confida però è stata "un tassello essenziale a questo fine per l’estesa portata dei suoi interventi quali circolari, comunicati stampa, incontri sul territorio, nei confronti della generalità dei gestori operanti nel mercato nazionale".
Confida: "Ricorso al Tar, sempre operato nel pieno rispetto delle regole"
La Confida ha annunciato ricorso in un comunicato: "L’associazione nazionale di categoria del settore della distribuzione automatica, intende fare ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio per chiedere l’annullamento della decisione annunciata oggi dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’associazione non condivide infatti le conclusioni a cui è giunta l’Authority, che sembrano piuttosto il frutto di un totale travisamento delle regole di funzionamento dei mercati della distribuzione automatica e delle logiche che li sottendono. CONFIDA è certa di aver sempre operato nel pieno rispetto delle regole poste a tutela della concorrenza e dei consumatori e continuerà a farlo"
"Con una decisione adottata oggi, all’esito di un’istruttoria avviata lo scorso 17 luglio 2014, l’Autorità Antitrust ha ritenuto che le principali imprese operanti nel settore delle Vending machine e l’associazione di categoria CONFIDA, tra il 2010 e il 2014, abbiano posto in essere un’intesa restrittiva della concorrenza volta alla ripartizione della clientela e all’innalzamento coordinato dei prezzi, in violazione dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea. L’Autorità Antitrust ha comminato sanzioni pecuniarie per un totale di Euro 103.442.445; la sanzione inflitta a CONFIDA è di Euro 190.116. I comportamenti ascritti a CONFIDA non avevano né finalità né effetti anticoncorrenziali. L’associazione, infatti, ha sempre operato nell’interesse esclusivo dei clienti e dei consumatori finali, nel rispetto delle proprie competenze statutarie"
"Quanto alle singole accuse mosse dall’Antitrust, come già argomentato nel corso dell’istruttoria: In merito ai capitolati di gara standardizzati, contrariamente a quanto ritiene l’Autorità, CONFIDA ha agito con l’obiettivo di informare i soci e di proporre alle stazioni appaltanti, con un atto di responsabilità non dovuto, una riflessione su come dare maggiore rilevanza alla qualità dei prodotti nelle gare per le forniture. Sul presunto innalzamento concordato dei prezzi e alla ripartizione della clientela, le accuse attribuiscono a CONFIDA un ruolo che essa, anche volendo, non avrebbe potuto ricoprire e interpretano scelte imposte dall’aumento dei costi delle materie prime come decisioni assunte dalle associate con l’intento di danneggiare i consumatori. Quanto al recente aumento dell’IVA, CONFIDA, come era suo dovere fare, ha segnalato prontamente ai propri associati la delicatezza della questione e le possibili ricadute sui loro conti economici".