Cartabellotta a Fanpage: “Casi Covid in risalita, li fermeremo con le mascherine non col Green Pass”
"In Italia c'è un aumento dei casi Covid, legato ad una serie di fattori, tra cui un certo rilassamento da parte della popolazione anche in coincidenza della fine dello stato di emergenza, che è stata venduta, visto che si tratta di una scadenza di tipo esclusivamente normativo, come una sorta di spartiacque. Assolutamente necessario mantenere le mascherine FFP2 obbligatorie al chiuso, la sicurezza viene garantita da loro, non dal Green pass". Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, ha commentato così a Fanpage.it i numeri del nuovo monitoraggio della Fondazione, che segnala una crescita dei contagi nel nostro Paese nella settimana che va dal 2 all'8 marzo.
Dott. Cartabellotta, dunque, c'è o non c'è questo aumento dei casi?
"L'aumento dei contagi c'è perché di fatto nella settimana da noi monitorata si registra non soltanto una discesa della curva epidemiologica che si arresta ma anche un piccolo incremento. Si tratta ancora di numeri piccoli, +1,5% in 7 giorni, dal punto di vista quantitativo circa 300mila nuovi casi. Tuttavia, sono 12 le Regioni su 21, incluse le province autonome, e circa 49 province che stanno segnalando questa risalita, che di fatto dunque interessa tutta l'Italia. Ora serviranno 7 o 10 giorni per capire se si consolida questo trend oppure se si tratta solo di quello che tecnicamente viene definito un rimbalzo. Noi oggi abbiamo una circolazione del virus abbastanza elevata perché abbiamo ancora un milione di positivi e un tasso di positività dei tamponi superiore all'11% con 40mila casi al giorno. E su questo non ci sono dubbi. L'elemento di preoccupazione è che non si tratta di una circolazione elevata durante una fase discendente della curva ma la discesa si è fermata e ci sono pure timidi accenni di risalita".
Da cosa dipende questa situazione?
"Si tratta sempre di un insieme di fattori. Noi abbiamo esaminato vari aspetti. Sicuramente c'è un certo rilassamento da parte della popolazione, anche in coincidenza della fine dello stato di emergenza, che è stata venduta, visto che si tratta di una scadenza di tipo esclusivamente normativo, come una sorta di spartiacque. In realtà, lo stato di emergenza si ferma ma la pandemia può peggiorare. Potrebbe anche esserci la responsabilità della sottovariante Omicron 2, di cui non conosciamo nulla. Anche l'idea che fosse arrivata la stagione primaverile è stata smentita, dal momento che continuiamo ad avere giornate molte fredde in cui stiamo più al chiuso dove il virus si diffonde di più. Senza dimenticare che la protezione vaccinale dal contagio è modesta anche dopo il booster. Per questo ci tengo a ribadire che in una situazione dove c'è una aumentata circolazione del virus e sappiamo che le vaccinazioni proteggono poco e per non troppo tempo dal contagio, l'uso della mascherina al chiuso rimane uno strumento indispensabile. È disdicevole che qualcuno continui a considerarla una misura di restrizione. È l'unica misura di sanità publica che serve a garantire le riaperture di tutto, è una strategia da mantenere".
A proposito di misure, cosa ne pensa del Green pass?
"Se lo guardiamo oggi dal punto di vista della probabilità di diffondere il contagio, la risposta è che non serve. Oggi, ripeto, è molto più efficace la mascherina come strumento di prevenzione, in particolare dell'FFP2 al chiuso, anche perché non dobbiamo dimenticare che il virus circola tramite aerosol quindi è la barriera fisica per eccellenza che ne impedisce il passaggio. L'utilizzo del Green pass è servito per spingere alla vaccinazione un certo numero di persone. Ma al momento questa spinta è molto esigua, anche l'arrivo di Novavax non ha prodotto gli effetti sperati negli over 50. Invece, sono certo che la spinta alla riduzione della probabilità della diffusione del contagio oggi viene garantita dalle mascherine non dal Green pass".
C'è però una buona notizia, e cioè che i ricoveri si mantengono bassi..
"L'occupazione ospedaliera sia in area medica che in terapia intensiva nella settimana dell'ultimo monitoraggio è ancora in calo, rispettivamente -16% e 16,4%. Però attenzione, perché questi ricoveri non sono correlati a quello che è il rialzo attuale, ma appartengono alla fase discendente della quarta ondata. Noi vedremo nelle prossime settimane se questa crescita avrà un impatto sugli ingressi e tassi di occupazione in ospedale, dovremo aspettare una decina di giorni".
Secondo lei nei prossimi giorni vedremo anche qualche effetto di ciò che sta accadendo in Ucraina?
"Sì, dal punto di vista della loro salute individuale e soprattutto per gli over 50 che sono a maggior rischio di ospedalizzazione. Sarebbe fondamentale far vaccinare questi soggetti, ma non credo che l'esodo dall'Ucraina possa avere un grosso impatto in termini di circolazione del virus, perché se anche arrivassero 10mila sfollati si ritroverebbero davanti una popolazione di 60 milioni quasi tutti immunizzati. Non ci sono i numeri per far sì che le conseguenze siano catastrofiche".