Io ho alcuni conoscenti che sono (o sono stati) poliziotti e poliziotte. Li ho davvero, non come quelli che dicono "ho anche amici gay" e usano quella frase come scudo per infilzare al cuore, e ai diritti, le persone in base al loro orientamento sessuale.
Oppure come quelli che dicono "ho anche amici stranieri" e poi la sera guardano Del Debbio su Rete quattro.
I poliziotti che conosco io sono persone con la testa nella media. Un paio di loro molto più alta della media. Scommetterei il dito indice che nessuno di loro ha mai abusato della divisa. Anzi: so che l'ha onorata. Ma come si sa, le storie personali non fanno statistica. E partire dalle storie personali per tracciare la media del Paese sarebbe stupido.
Anche perché, se proprio dovessi elencarle tutte, le storie personali, dovrei iniziare da Genova nel 2001, io c'ero.
Poi dovrei raccontare, due anni fa, il rifiuto (per tre volte) di raccogliere una mia denuncia con nomi e cognomi, e tutte le conversazioni stampate, a proposito di un giro di sfruttamento della prostituzione. Un giro molto, molto ampio. Ricordo mi volevano mandare a mille e cinquecento chilometri di distanza, a fare la denuncia, perché "non era di loro competenza".
Dovrei raccontare anche di mia moglie incinta inseguita in auto da un criminale e le forze del (non) ordine al telefono mentre la sfottevano "signora, via, venga in caserma e ce lo racconta" e lei gridava di paura "mi sta inseguendo in questo momento e sta tirando fuori la pistola", e loro continuavano "vabbe', signora, se non viene qui a denunciare noi ora non possiamo venire".
Ma le storie personali, che siano positive o negative, da sole, non fanno statistica. Per questo preferisco guardare le storie del Paese, e lasciare le esperienze personali alle spalle.
E allora, rispetto alle storie del Paese, l'ultimo caso che mi viene in mente è quello del pubblico ministero Zucca, sostituto procuratore presso la Corte d'Appello, che per le sue parole: "Italia come Egitto: i nostri torturatori al G8 di Genova oggi sono ai vertici della polizia" è stato devastato dalle critiche, e si è mosso pure il ministero della Giustizia. Eppure, il sostituto Procuratore, ha detto la verità: da De Gennaro in giù, le promozioni ai responsabili delle violenze al G8 di Genova, sono storia di questo Paese.
E allora la mia speranza è che dopo il video dei due poliziotti che hanno picchiato un uomo, l'inchiesta del questore per "appurare le responsabilità deontologiche", sia seria e possa concludersi nell'unico modo possibile: licenziamento immediato dei due poliziotti e divieto per loro di qualsiasi lavoro pubblico. Perché quei due poliziotti infangano la divisa, il lavoro e l'onestà dei loro colleghi e delle loro colleghe. A meno che qualcuno non pensi, magari inconsciamente, che siano tutti così, o che quello sia il modo di agire normale per una persona in divisa, perché allora in quel caso – e solo in quel caso – andrebbe bene anche una reprimenda blanda, o una sospensione a tempo. O una promozione, magari, come insegna la storia di questo Paese. Ma io non voglio crederci, perché io ho bisogno di continuare a credere nelle Forze dell'Ordine di questo Paese.