Caro Paolo Di Canio,
ho visto il tuo tatuaggio sul braccio, mi piace. Il nome del nonno infame d'Italia sporcato su un braccio è sempre un richiamo di sicuro effetto. A me, ad esempio, fa l'effetto di richiamare la storia.
Ad esempio:
1) "Il Duce ha inventato le pensioni!!"
FALSO. La storia della previdenza pensionistica italiana inizia nel 1898, quando il Dux aveva quindici anni e giocava ancora con i soldatini di plastica in camera sua.
Nel 1898 fu fondata la Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai.
Dal 1919 il nome si tramutò in CNAS – Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali – e prevedeva l’iscrizione obbligatoria per tutti i lavoratori, come oggi.
Il Dux prese il potere (con la forza) tre anni più tardi, con la marcia su Roma del 28 ottobre 1922.
2) "Con il Duce c'era la sicurezza, c'erano pochissimi omicidi e furti!!"
FALSO. Erano tantissimi ma la cronaca nera non era libera, e in generale non lo era la stampa, per questo non si leggeva di omicidi o furti, perché era sostanzialmente vietato. Come lo era criticare il regime fascista, per questo sui giornali non c'erano critiche.
E in realtà il numero delle violenze era maggiore rispetto a oggi.
3) "Il Duce dette il voto alle donne!"
FALSO. Con il Duce le donne non votavano, anzi, dal 1928 ci fu la cancellazione totale del diritto di voto, sia maschile che femminile. Il voto fu ripristinato solo quando il fascismo fu sconfitto, e a livello nazionale le donne votarono per la prima volta nella scelta fra monarchia e repubblica, nel 1946; il Duce era morto, non di morte naturale, l'anno prima.
4) "In Italia i campi di concentramento non c'erano!"
FALSO. I campi di concentramento c'erano, e ci transitavano le persone prima del passaggio ai campi di sterminio nazisti. Sono stati molti i campi italiani, i primi che mi vengono in mente sono quello di Risiera San Sabba (Trieste), il Campo di Transito di Bolzano e il campo di concentramento di Fossoli (Modena), da dove i prigionieri venivano spediti per Auschwitz, compreso Primo Levi, come racconta nelle prime pagine di "Se questo è un uomo".