Caro bollette e materie prime, l’allarme di un ristoratore: “Ho mandato a casa tre collaboratori”
Il caro bolletta sta mandando in crisi milioni di famiglie italiane, che al rientro dalle vacanze si sono ritrovate rincari di luce e gas che in alcuni casi superano il 50%. Tutta colpa delle difficoltà legate all'approvvigionamento della materia prima, il gas naturale, e del conseguente aumento dei costi di produzione, che a loro volta hanno fatto impennare anche i costi nel settore dei trasporti. Insomma, un cane che si morde la coda, un circolo vizioso che sta mettendo in ginocchio l'economia, già falcidiata da due anni di pandemia. A farne le spese sono anche le attività commerciali. Lo sa bene Giovanni De Luca, ristoratore di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, che per via degli insostenibili rincari in bolletta ha già dovuto mandare a casa tre collaboratori e presto dovrà licenziarne altri.
Ristoratori stremati
Da qualche anno Giovanni gestisce un locale di ristorazione a due passi dal mare di Fuscaldo, proprio a ridosso dalla statale 18. Il ristorante sorge in un punto di passaggio per migliaia di automobilisti, a cui prepara, oltre che american food, anche anche deliziosi piatti di carne e di pesce. La scelta di servire sempre prodotti di qualità viene premiata, gli incassi sono soddisfacenti e l'azienda si espande. Il ristorante, che rimane chiuso soltanto nella stagione estiva, durante il primo lockdown arriva ad avvalersi di una dozzina di collaboratori. La pandemia avanza e quando il governo impone ai locali l'asporto e il delivery il volume di affari quasi aumenta. Tutto sembra andare bene, fino alla fine di settembre 2021. Giovanni, dopo la pausa estiva, riapre le porte del suo locale e si accorge ben presto che qualcosa è cambiato. Le disposizioni sempre più stringenti in materia di contenimento del virus hanno decimato la clientela, che al secondo anno di pandemia ha sempre meno potere d'acquisto. Contemporaneamente, il costo delle materie prime schizza alle stelle. Ad esempio, un sacco di farina, che prima Giovanni pagava 21 euro, adesso ne costa 30, ma gli aumenti riguardano tuti gli alimenti. Aumenta il costo delle mozzarelle, della carne, del pesce, delle verdure. Per non ritoccare i prezzi del menu, il ristoratore fuscaldese è costretto a limitare l'offerta, eliminando dalla lista i piatti più pregiati. D'altronde i clienti dimostrano di preferire pizze e panini, così da spendere meno. Gli incassi del locale inevitabilmente diminuiscono e far quadrare i conti diventa un'impresa.
Bollette salate
Se prima il locale di Giovanni riusciva a servire in una serata dalle 120 alle 150 persone, tra novembre e dicembre scorsi i numeri calano drasticamente. Durante il turno settimanale, ora il ristorante fa registrare anche 20 coperti, mentre frigoriferi, condizionatori e dispositivi elettrici continuano a macinare kilowatt, indipendentemente dagli incassi. I rincari di luce e gas sono la mazzata finale di una crisi imperante e i costi in bolletta sono un continuo crescendo. Ad ottobre, con un consumo di circa 2.926 KWh l'importo da pagare è € 1.241,22, due mesi dopo, con un consumo pressoché simile, 3.107 KWh, il conto è di € 1.603,05. Giovanni è affranto. Il confronto appare ancora più agghiacciante se si fa riferimento alla bolletta dell'ottobre dell'anno precedente. Con un consumo di 3.553 KWh, l'importo era di € 1.049,01. Innanzi a una tale situazione, Giovanni, che è anche segretario regionale dell'Unione Regionale Cuochi Calabria, non può fare altro che prendere una drastica decisione: licenziare tre collaboratori. I primi tre, in realtà, perché senza aiuti e senza dialogo con le istituzioni nelle prossime settimane quasi certamente l'azienda dovrà imporre altri tagli, nella speranza di riuscire almeno a scongiurare la chiusura definitiva del locale.