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Caro Bertolaso, una donna incinta non è una persona malata

Una donna incinta smette di essere una donna, una professionista, una persona capace di portare a termine dei compiti? A sentire le parole di Guido Bertolaso, ospite ieri sera a Fuori Onda direttamente dal Medioevo, riferendosi a Giorgia Meloni, a quanto pare una donna incinta, insomma, sarebbe debole e non dovrebbe essere costretta a fare una campagna elettorale. Ma la diretta interessata cosa vuole davvero? Questa domanda se l’è posta Bertolaso?
A cura di Charlotte Matteini
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"La Meloni deve fare la mamma, mi pare sia la cosa più bella che possa capitare ad una donna. Deve gestire questa pagina della sua vita", questo è quanto ha detto ieri sera Guido Bertolaso ospite a Fuori Onda, su La7. Ha cercato poi di raddrizzare il tiro, aggiungendo: "Non vedo perché qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia…". Una considerazione, quella espressa da Bertolaso, che poco ha a che fare con la volontà politica e individuale di Giorgia Meloni e molto, invece, con il solito retaggio culturale all'italiana, ovvero quell'idea che un uomo si debba sentire in dovere di dare "consigli" indesiderati, indicando alla povera gravida sventurata la "retta via", suggerendole come dovrebbe vivere la propria vita in quei nove mesi in cui si ritrova in stato interessante. Una donna incinta smette di essere una donna, una professionista, una persona capace di portare a termine dei compiti?

Una donna incinta dovrebbe occuparsi solo del suo stato di gravidanza, come fosse malata? Ma soprattutto, chi sta costringendo Giorgia Meloni a condurre una campagna elettorale non voluta, come sostenuto da Bertolaso ieri sera? Una volta incinta, la donna sembra trasformarsi automaticamente in una incubatrice vivente, l'essere una persona in stato interessante diventa quasi una sorta di handicap, più che un avvenimento di cui gioire. Il caso della Meloni non è poi l'unico, anche a Marianna Madia vennero riservati commenti del genere quando venne nominata ministro della Pubblica amministrazione nel 2014, incinta di otto mesi. Uno su tutti, quello di Lara Comi, che in quel caso se ne uscì con un "Non era il caso. Insomma, la gravidanza è una condizione di vita limitata e va rispettata", commentando la nomina del ministro Madia. Una condizione di vita limitata. Una malattia, in poche parole. E' così che viene vista la gravidanza, da tanti concittadini e concittadine.

Giorgia Meloni, fortunatamente, ha risposto per le rime al commento un po' maschilista del neo-candidato sindaco di Roma: "Non voglio polemizzare. Dico solamente con garbo e orgoglio a Guido Bertolaso che sarò mamma comunque e spero di essere un'ottima mamma, come lo sono tutte quelle donne che tra mille difficoltà e spesso in condizioni molto più difficili della mia riescono a conciliare impegni professionali e maternità. Lo dico soprattutto per rispetto loro".

Si parla continuamente di emancipazione femminile, di quote rosa obbligatorie, di politiche per il contrasto della discriminazione, argomenti ormai all'ordine del giorno. E il risultato qual è? Che nel 2016, le donne sono costrette a combattere contro i mulini a vento, contro quegli uomini che pensano di poter giudicare la loro vita senza averla vissuta, di dire loro come devono vivere, cosa devono fare, come si dovrebbero comportare, senza tenere minimamente in considerazione i loro veri desideri e stati d'animo. Ancora oggi, nel 2016, una donna incinta viene considerata una donna malata. Una persona debole, secondo molti. Poco importa come si senta davvero, cosa vorrebbe fare, come vorrebbe vivere quei nove mesi, nessuno glielo domanda. Il pregiudizio è duro a morire ed è questo il vero handicap che ogni donna deve imparare ad affrontare nella propria vita.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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