Carne vettore del batterio killer? La Coldiretti rassicura: in Italia le produzioni sono sicure
Come tutti gli allarmi "alimentari" anche quello del batterio killer, conosciuto con il nome scientifico di Escherichia Coli oltre che nei corpi si diffonde soprattutto nelle menti. Quando si leggono notizie relative a questa nuova forma di batterio, che sta tenendo sotto scacco mezza Europa, non si può non tornare indietro ai tempi dell'aviaria o della mucca pazza: furono periodi in cui la paura di ammalarsi divenne vera e propria psicosi. Allevatori e distributori registrano un calo a picco nelle vendite e furono, in sostanza, quelli che ne fecero maggiori spese.
Per questo, dopo l'annuncio del maxi sequestro di carne bovina avvenuto a Verona, la Cia, ovverosia la Confederazione Italiana Agricoltura ci tiene a sottolineare come non esista pericolo per la carne italiana. In particolare la Confederazione ribadisce la necessità che la Germania si assuma le responsabilità sulla questione. Il ruolo assunto dalla nazione guidata da Angela Merkel sulla vicenda del batterio killer è stato piuttosto discutibile: dapprima la Germania ha puntato il dito sulla Spagna facendo sì che gli altri paesi europei bloccassero le importazioni di prodotti agricoli provenienti dal paese iberico e, adesso, nonostante sia ormai chiara la matrice tedesca dell'infezione da Escherchia Coli, non si è ancora fatta avanti, lasciando i consumatori nel panico e nell'incertezza.
Proprio in ragione di tale atteggiamento la Cia ha tenuto a sottolineare che occorre: "Rassicurare i consumatori sul fatto che le nostre produzioni sono sicure e facilmente riconoscibili dall'etichetta d'origine, che per le carni bovine è obbligatoria per legge." Fa eco la Coldiretti che ha commentato con queste parole la situazione italiana:
L'Italia ha conquistato la leadership europea nella qualità e nella sicurezza alimentare proprio grazie alla più estesa rete di analisi e controlli operati da enti pubblici e privati. Solo il sistema dell'associazione italiana allevatori coinvolge tra aziende iscritte ai controlli funzionali 76.543 allevamenti per un totale di 5.250.244 animali, con un impegno di 257.002 giornate di lavoro all'anno effettuate dai controllori.