Carmine Misseri e Cosimo Cosma “attori” di un copione preparato
Il 26 agosto scorso, Michele Misseri ha chiesto aiuto al fratello Carmine e al nipote Cosimo, per nascondere da qualche parte il corpo della nipote, uccisa quello stesso giorno nel garage di casa sua. Questa la ricostruzione degli inquirenti, che non sanno ancora se i due "complici" abbiano accompagnato Michele a contrada Mosca, dove si trova quel pozzo che per 42 lunghi giorni ha celato il corpo di Sarah. Che Carmine Misseri e Cosimo Cosma già sapevano, quel 26 agosto, di quanto accaduto in via Deledda, è una certezza per gli investigatori, confermata dal fatto che i giorni successivi Michele avrebbe raccontato ai due parenti le fasi dell'omicidio.
Due telefonate sono partite dal cellulare di Michele, quel pomeriggio: la prima alle 15:08 e diretta al fratello Carmine, la seconda alle 18:28 e diretta al nipote Cosimo Cosma. Durante quelle telefonate sarebbero state presenti anche le mogli dei due arrestati, che, come persone informate sui fatti, sono state convocate nella caserma di Manduria dai Carabinieri per essere interrogate.
Questa notte sono stati arrestati Carmine Misseri e Cosimo Cosma con l'accusa di concorso in soppressione di cadavere. L’ordinanza di custodia cautelare ha previsto anche il divieto ai due uomini di parlare con i loro legali, almeno fino all'interrogatorio di garanzia.
A peggiorare la situazione di Cosimo Cosma, la testimonianza di una persona che lo avrebbe visto confabulare con Michele Misseri dinnanzi al garage dove è stata uccisa Sarah, giorni dopo la scomparsa. Il suo è stato descritto come un atteggiamento sospetto.
Da parte sua, Carmine Misseri ha rilasciato, poche ore prima dell'arresto, una dichiarazione ufficiale alla trasmissione Chi l'ha visto, affermando: "Non ho fatto niente. Posso camminare a testa alta. Michele? un attore".
Ma il colonnello Giovanni Di Blasio, comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina, ha confermato che i due uomini arrestati hanno attuato un "generalizzato tentativo di crearsi dei copioni ben articolati per sostenere gli interrogatori". A conferma di ciò, una frase pronunciata da uno dei relativamente all'alibi da presentare agli inquirenti sul dove si trovavano il giorno del delitto: "Tanto io l’ho imparato a memoria".
Chi è, dunque, il vero attore?