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Carmela, massacrata a coltellate 17 anni: carcere a vita per l’ex della sorella

Il 19 ottobre 2012, Lucia e Carmela Petrucci sono state aggredite a coltellate mentre rincasavano dalla scuola. A sorprenderle nell’androne del palazzo in via Uditore, a Palermo, è stato Samuele Caruso, l’ex di Lucia. Il giovane non accettava la fine della loro relazione. La 17enne Carmela morì per un fendente alla gola, Lucia sopravvisse. Oggi Caruso è stato condannato al carcere a vita.
A cura di Angela Marino
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Via Uditore, Palermo. È il 19 ottobre 2012, sono le 13, nelle case che si snodano nella strada del capoluogo siciliano le famiglie sono in procinto di sedersi a tavola. La tranquillità di quel venerdì viene spezzata dal suono di grida femminili. Dal supermercato Conad alcuni dipendenti si precipitano in strada pensando a una lite, invece si trovano di fronte una scena agghiacciante: Lucia e Carmela Petrucci, le due sorelle adolescenti che vivono al civico 14, sono riverse in una pozza di sangue. Qualcuno le ha massacrate a coltellate.

Sul posto arrivano la polizia e i soccorsi: per Carmela, 17 anni, non c’è più niente da fare, ma Lucia, la sorella maggiore, respira ancora. Viene trasportata d’urgenza in ospedale dove ci vogliono circa 100 punti per suturare le 20 ferite inferte all'inguine, alla schiena e anche alla lingua. Lucia è ridotta male, ma riesce a dire agli agenti il nome dell’aggressore: è Samuele Caruso, 23 anni, il suo ex fidanzato. Le ha sorprese mentre rincasavano da scuola e le ha aggredite con un coltello. Il suo bersaglio era l’ex fidanzata, ma poi Carmela si è messa in mezzo per difendere la sorella ed è stata colpita alla gola, mortalmente. Lucia è riuscita a salvarsi perché il suo aguzzino, spaventato per aver attirato l’attenzione dei vicini, si è dato alla fuga. Samuele Caruso viene arrestato alcune ore dopo alla vicina stazione di Bagheria, dove stava tentando di salire su un treno. Intanto all’ospedale di Palermo sono gli psicologici a dire a Lucia che sua sorella Carmela non ce l’ha fatta. In caserma dai carabinieri Caruso confessa: “Sono stato io, ho perso la testa”.

Al liceo Umberto i compagni di classe delle due brillanti studentesse sono sotto choc. Alcune amiche di Lucia riferiscono di aver saputo da lei di messaggi di minacce dall’ex. Lucia sarebbe andata dai carabinieri, ma senza grandi risultati, i militari si sarebbero limitati a consigliarle di cambiare scheda. Per le strade di Palermo i cittadini marciano contro quel femminicidio consumato a cielo aperto, mentre dal carcere l’assassino si difende vagheggiando la perdita di lucidità, il raptus. Eppure era uscito di casa con il coltello,  per agli investigatori appare difficile credere a una perdita momentanea di controllo, soprattuto tenendo conto del movente. Caruso non accettava la fine della loro relazione e il fatto che Lucia stesse frequentando un altro.

La Procura di Palermo mette in piedi un’accusa per omicidio premeditato con l’aggravante degli abietti e futili motivi. I legali di Caruso provano a invocare la seminfermità mentale e i primi due processi vanno avanti a colpi di perizie, ma la strategia difensiva di Caruso fallisce. Nell'ultima udienza del processo d'appello, poco prima che i giudici si pronuncino, Caruso fa appello alla famiglia: “Chiedo perdono a Carmela, a Lucia e ai suoi familiari per il male che ho fatto". Non è la prima volta che si rivolge alla famiglia Petrucci chiedendo scusa. Il gesto, viene interpretato dai genitori delle giovani vittime come l’ennesima manipolazione: "Questo mostro ha chiesto perdono, fingendo commozione, per avere uno sconto di pena, speriamo che i giudici non si siano fatti impietosire…", così commenta Serafino Petrucci. "La pietà", quale che possa essere intesa dai genitori delle due povere vittime, non sembra condizionare la corte: Caruso viene condannato in via definitiva all'ergastolo. Oggi l'assassino della studentessa 17enne sconta il carcere a vita. Lucia Petrucci, che attualmente studia all'università, porta ancora addosso le cicatrici di quelle 20 coltellate. Carmela Petrucci oggi avrebbe 21 anni.

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