Arrivati a giugno, ai pazienti che fanno uso di cannabis sembra di essere tornati all'incubo vissuto a fine 2017, quando la carenza cronica di cannabis aveva portato praticamente alla prima vera e propria interruzione delle forniture di cannabis alle farmacie dal 2014. Da nord a sud si moltiplicano gli appelli dei pazienti che non trovano la propria medicina, e dei farmacisti che non sanno come approvvigionarsi: l'importazione straordinaria di 100 kg di cannabis, che dopo il bando di fine 2017 è stata affidata all'azienda canadese Aurora ed alla sua sussidiaria tedesca Pedanios, non ha cambiato la situazione.
Il fabbisogno continua ad essere sottostimato dal ministero della Salute e nel 2017 quella prodotta a Firenze presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare (80/100 chilogrammi), e quella importata dall'Olanda (200 chilogrammi) non è bastata per tutti i pazienti che hanno dovuto interrompere i propri piani terapeutici con conseguenze disastrose sul decorso delle proprie patologie. Da tutti gli esperti di settore e dalle associazioni sono arrivate diverse richieste di aiuto ed assistenza: l'unica azione a livello istituzionale è stata quella di annunciare un aumento di produzione che però, anche per questo 2018, non riuscirà a far fronte alle richieste.
Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è stato autorizzato a produrre fino a 250 chilogrammi l'anno, ma il colonnello Antonio Medica, che dirige la struttura, ha spiegato che per quest’anno si arriverà al massimo ad una produzione di 150 chili, sempre di un’unica varietà, la FM2. Per il 2018 ai 100 chilogrammi di cannabis canadese si sommeranno i 250 che importeremo dall'Olanda e i circa 150 che produrremo in Italia. Ma se i 300 chili dell'anno scorso erano quasi esauriti ad agosto è difficile che 500 chili possano bastare per questo 2018, visto l'aumento esponenziale dei pazienti. Il farmacista Marco Bresciani durante Cosmofarma ha infatti spiegato: “Ci aspettiamo un incremento del numero delle prescrizioni superiore al 300% i tempi brevi”, cosa che non potrà che aggravare la situazione.
Fondamentalmente si prospetta una carenza cronica per il resto dell’anno. “Il punto è che la cannabis proveniente dall’Olanda è contingentata”, racconta il dottor Marco Ternelli, farmacista di Reggio Emilia con grande esperienza nel settore. “I 250 chili che sono stati prenotati, non verranno inviati ad ogni richiesta come l’anno scorso, finendo a settembre: quest’anno arrivano ogni mese al massimo 20,8 chili, che vanno divisi tra i 6 importatori italiani che la distribuiscono alle farmacie, le Asl e gli ospedali che fanno importazione diretta. Quindi non ci sarà mai un blocco totale, ma una carenza continuativa che continuerà nel tempo: la cannabis arriva da intermittenza per cui oggi c’è, domani no e dopodomani non si sa”.
Già oggi i rifornimenti scarseggiano: “La distribuzione è a macchia di leopardo ed il paziente è disperato anche per questo, deve girare e cercarla visto che internet non si può usare per segnalare le farmacie che hanno a disposizione il farmaco”. Il riferimento è alle multe di oltre 8mila euro per pubblicità indiretta di sostanze stupefacenti comminate l’anno scorso dal ministero della Salute a diverse farmacie che erano presenti su alcuni motori di ricerca che indicavano la disponibilità di cannabis medica. La situazione che si è creata è questa: “Il paziente ha la ricetta, non trova la cannabis e non può sapere dove andarla a cercare”, riassume Ternelli.
Per avere un termine di paragone in Canada, dove vivono 35 milioni di persone, per assicurare la continuità terapeutica alle centinaia di migliaia di pazienti, nel 2016 sono state distribuite quasi 9 tonnellate di cannabis, senza dimenticare quella che i pazienti si auto-coltivano. La legge canadese infatti permette ai pazienti che ne fanno richiesta di poter coltivare in autonomia le genetiche più adatte per la propria patologia e, nel caso fossero impossibilitati a portare avanti la coltivazione a causa delle proprie condizioni, possono nominare una persona che lo faccia al posto loro.
Mettere in condizione una persona malata di poter aver accesso alla propria cura in un Paese civile sarebbe una priorità. E significherebbe consentire a tutti i pazienti di trovare un medico che prescriva loro la cannabis senza resistenze dettate spesso dalla scarsa conoscenza in materia, di poter ricevere il proprio farmaco a carico del servizio sanitario nazionale e vedersi sempre garantita la continuità di cura.
Al di là dei motivi la situazione in Italia è questa: migliaia di malati sono abbandonati a loro stessi ed alla propria sofferenza con due sole alternative: acquistare cannabis illegalmente col rischio che contenga muffe e contaminanti che un malato dovrebbe assolutamente evitare, oppure di auto-coltivare cannabis con il rischio di finire in carcere, come è già successo in decine e decine di casi.