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Carceri, stop della Consulta: “No al rinvio delle pene in caso di sovraffollamento”

La Corte Costituzionale boccia l’ipotesi del “differimento pena per sovraffollamento”. La questione sollevata dai tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano. Tuttavia nel caso di “inerzia legislativa”, cioè se il Parlamento non agisce, “interverremo”.
A cura di B. C.
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La questione del sovraffollamento delle carceri continua a tener banco. Dopo la polemica tra Napolitano e M5S, sul tema interviene anche la Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità sollevata dai tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano, che puntavano a introdurre il sovraffollamento e le condizioni disumane di detenzione tra i motivi per differire la pena. "La Corte ha ritenuto di non potersi sostituire al legislatore essendo possibili una pluralità di soluzioni al grave problema sollevato dai rimettenti, cui lo stesso legislatore dovrà porre rimedio nel più breve tempo possibile". Lo si legge in una nota diramata da Palazzo della Consulta. Tuttavia, nel caso di "inerzia legislativa" sul sovraffollamento carcerario, la Consulta si riserva, "in un eventuale successivo procedimento, di adottare le necessarie decisioni dirette a far cessare l'esecuzione della pena in condizioni contrarie al senso di umanità". In particolare, i ricorrenti sottolineava l'inadeguatezza delle celle in cui i detenuti si trovano a vivere: nei due casi approdati davanti alla Corte Costituzionale, non verrebbe rispettato il parametro minimo dei 3 metri quadrati per recluso considerato "vitale" in diverse pronunce dalla Corte di Strasburgo.

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