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Carceri, rientrate le proteste a Palermo e Siracusa. A Melfi i detenuti rilasciano i sette ostaggi

Sono rientrate le rivolte dei detenuti all’interno delle carceri di varie città Italiane, da Nord a Sud. Delle scorse la protesta, già sedata, a Siracusa, a mezzanotte i detenuti di Melfi hanno rilasciato sette ostaggi, mentre nel carcere Ucciardone di Palermo la manifestazione è cessata nella notte.
A cura di Alessia Rabbai
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La devastazione all'interno del carcere di Modena dove sono morti 6 detenuti
La devastazione all'interno del carcere di Modena dove sono morti 6 detenuti
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Le rivolte messe in atto nei giorni scorsi dai detenuti nelle carceri italiane stanno rientrando, almeno per ora. Manifestazioni scaturite per protestare contro la decisione del governo di interrompere le visite dei familiari e per chiedere che vengano prese misure volte a prevenire la diffusione del coronavirus all'interno delle case circondariali. Di poche ore fa la rivolta nel carcere Cavadonna di Siracusa, già sedata dalla polizia penitenziaria, dove una settantina di detenuti hanno dato fuoco a lenzuola e danneggiato diversi oggetti. La protesta dei detenuti nel carcere Ucciardone di Palermo è rientrata nella notte, dove ieri i detenuti hanno incendiato oggetti e un ospite ha tentato l'evasione. A Melfi i detenuti in rivolta intorno alla mezzanotte hanno liberato i sette ostaggi, quattro agenti della polizia penitenziaria, due medici e una psicologa. Situazione tesa ieri anche nell'altro carcere del capoluogo siciliano, il Pagliarelli, a Roma, Pavia e Modena. Durante le proteste hanno perso la vita sette detenuti.

Anastasìa: "Sovraffollamento delle carceri aiuta il coronavirus"

"Il sovraffollamento delle carceri aiuta il coronavirus" sono le parole del portavoce dei garanti italiani dei detenuti, Stefano Anastasìa, che in un'intervista a La Repubblica ha detto: "Per affrontare il virus è necessario ridurre il numero dei detenuti". Secondo Anastasìa la scelta dell'interruzione delle visite dei familiari sarebbe dovuta essere argomentata come "una decisione presa innanzitutto nell'interesse della salute dei detenuti". E suggerisce misure come quelle già sperimentate dopo la condanna di Strasburgo: "La liberazione anticipata speciale che darebbe due mesi di sconto di pena in più all'anno e che quindi consentirebbe di far uscire i detenuti con meno di otto mesi di pena, o la possibilità di ampliare la detenzione domiciliare".

Il premier Conte sulle rivolte nelle carceri

Il premier Giuseppe Conte, a margine della conferenza stampa di ieri sera, durante la quale ha annunciato la firma del nuovo decreto e l'estensione della ‘zona rossa' a tutta Italia, ha dichiarato non saranno accettate altre rivolte nelle carceri. "Ci auguriamo che queste iniziative possano rientrare, con il ministro Bonafede stiamo capendo come fare per i colloqui, ma non possiamo accettare che ci siano fughe, tentativi di ribellione e distruzione degli edifici. Stiamo valutando tutti i mezzi che serviranno per contenere queste iniziative, che sono inaccettabili".

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